PASCALE: tumore al colon, un test dice chi può fare la chemio

Il Pascale leader di uno studio internazionale capace di individuare i pazienti che possono beneficiare della terapia adiuvante. Tra i coautori il direttore scientifico dell’Istituto dei tumori Gerardo Botti, l’oncologo Paolo Ascierto, l’anatomopatologa Fabiana Tatangelo, il chirurgo Paolo Delrio. “Elevatissimo valore della nostra ricerca” così il direttore generale, Attilio Bianchi. I dati pubblicati sul  Journal of Clinical Oncology.
Napoli, 12 settembre 2020
Le terapie, si sa, non hanno effetti uguali su tutti i pazienti. Individuare coloro che rispondono meglio alla chemioterapia adiuvante e, quindi, hanno maggiori possibilità di sopravvivenza, è l’ultima frontiera di uno studio internazionale di cui il Pascale è principale protagonista. Pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Clinical Oncology, questo studio multicentrico, partito da Napoli nove anni fa, ha un impatto importantissimo sui pazienti affetti da carcinoma del colon in stadio avanzatissimo. Dimostra, infatti, che la risposta immunitaria documentata sul tessuto è in grado di definire una coorte di pazienti che hanno una prognosi migliore e un’ottima risposta alla chemioterapia adiuvante.
<L’importanza di questo dato – dice il direttore scientificio del Pascale, Gerardo Botti – conferma la significatività della risposta immunitaria anche nel definire una più appropriata stadiazione anatomopatologica, destinata a definire un approccio terapeutico più appropriato in questa tipologia di pazienti>. Gerardo Botti è coautore dello studio insieme con l’oncologo Paolo Ascierto, l’anatomopatologa Fabiana Tatangelo, il chirurgo Paolo Delrio.
Napoli, dunque, sempre più al vertice della ricerca contro il tumore del colon.  Lo studio è partito proprio da Napoli nel febbraio 2011 e il Pascale è il centro in Italia che ha arruolato il maggior numero di pazienti, circa 200, su un totale di 2.681. Sono stati incluse persone colpite da tumore del colon in stadio da I a III. Un punteggio, cioè uno score, alto è stato associato a una migliore sopravvivenza. In particolare i pazienti con un immunoscore alto presentavano minori possibilità di recidiva a 5 anni dalla diagnosi (che riguardava solo l’8% delle persone con alto immunoscore rispetto al 19% di quelli con un livello medio e al 32% di quelli con livellobasso). Non solo. Nei pazienti con alto immunoscore si è registrato un miglioramento della sopravvivenza globale del 56% rispetto ai pazienti con livelli bassi.
<Il valore aggiunto dell’Istituto dei tumori di Napoli – dichiara il direttore generale, Attilio Bianchi – è rappresentato dall’elevatissimo livello della nostra ricerca, riconosciuto a livello mondiale. E questo genera valore alla nostra attività assistenziale, perché i risultati delle varie attività di ricerca sono immediatamente disponibili per la pratica clinica, per i pazienti che ogni giorno si affidano alle nostre strutture>.

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