Erano dei professionisti del furto in appartamento e i loro colpi erano preparati maniacalmente, fin nei minimi particolari. Ma anche i professionisti commettono degli errori e, durante uno dei loro colpi, hanno lasciato un’impronta che è stata decisiva ai fini dell’indagine che ha portato all’arresto, a Milano, dei sette appartenenti al gruppo criminale.
Nel corso dell’attività investigativa, svolta dalla Squadra mobile milanese, è stato arrestato un cittadino egiziano, che è risultato poi essere il ricettatore della banda, al quale veniva affidata la refurtiva per essere rivenduta e trasformata in denaro; nella sua abitazione sono stati trovati oggetti d’oro e d’argento nascosti nel freezer, orologi di valore e denaro contante per un valore totale di circa 15mila euro.
Gli arrestati, tutti cittadini georgiani, sono accusati di essere i responsabili di numerosi furti avvenuti nei quartieri Sempione, Città Studi e nell’hinterland di Milano.
Durante le perquisizioni effettuate nelle abitazioni degli indagati, i poliziotti hanno trovato chiavi alterate e grimaldelli, oggetti preziosi e circa 9mila euro in contanti.
La svolta nell’indagine c’è stata quando, durante un sopralluogo svolto dopo uno dei furti, gli esperti del Gabinetto regionale della Polizia scientifica hanno trovato un’impronta digitale riconducibile ad uno degli indagati.L’attività sul soggetto individuato ha permesso di identificare gli altri membri della banda; grazie ai servizi di pedinamento e controllo, all’analisi dei tabulati e delle intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori hanno ricostruito l’organizzazione del gruppo criminale e il loro modus operandi.
Gli agenti della Mobile hanno scoperto come venivano scelti gli obiettivi, la distribuzione dei compiti, le professionalità dei singoli membri, in particolare quelle nell’apertura delle porte d’ingresso utilizzando chiavi opportunamente modificate e grimaldelli.
Importante era la fase preparatoria dei colpi, caratterizzata da meticolosi sopralluoghi, durante i quali venivano apposti dei segni distintivi sulle porte degli appartamenti da svaligiare; in particolare questi venivano segnati con un filtrino da sigaretta o frammenti di bottiglie di plastica, per evidenziare quali sarebbero stati liberi nei giorni successivi.
Importante era anche l’attività svolta, durante i furti, dagli “addetti al controllo”, che monitoravano la zona pronti a dare l’allarme, in caso di presenza delle Forze dell’ordine.