L’attività investigativa ha portato all’arresto di sette persone, mentre altre cinque sono indagate in stato di libertà; l’accusa per tutti è di frode informatica e riciclaggio con l’aggravante del reato transnazionale.
La tecnica utilizzata dai criminali si chiama Bec (Business email compromise) ovvero truffa della compromissione della email aziendale, e viene messa in atto attraverso sofisticati sistemi di hackeraggio.
In questo modo i cybercriminali prendono di mira le caselle di posta elettronica di aziende e professionisti, riescono a prenderne il controllo e ad agire per conto degli stessi sui messaggi dirottando i pagamenti relativi all’acquisito di bene e servizi.
In particolare nella rete del gruppo criminale sono finite due società: una di Trento (venditore) e una bosniaca (cliente) in trattativa per l’acquisto di un costoso macchinario industriale. Attraverso il controllo della casella di posta elettronica, lettura della corrispondenza e l’intromissione di mail truffa ad hoc, i cybercriminali sono riusciti a dirottare 600mila euro su un conto corrente nelle loro disponibilità.
Dopo esser riusciti ad ottenere il denaro su un conto corrente di una società di Bologna, il gruppo criminale ha frazionato i soldi attraverso dei bonifici a società “fantasma” con sede a Milano, Modena e Reggio Emilia.
Le somme poi sono state dirottate in 4 conti correnti esteri di società con sede in Bulgaria, Ungheria, Slovenia e Gran Bretagna.
Il denaro finito all’estero è poi rientrato in Italia attraverso bonifici in conti correnti nazionali di due società “fantasma” modenesi intestati a due prestanome (un italiano e un cingalese), per poi essere ritirato in contanti e quindi “volatilizzato” nelle mani degli indagati.
Nei giorni scorsi, oltre 80 tra poliziotti e finanzieri trentini, hanno eseguito perquisizioni nelle città di Belluno, Bergamo, Bologna, Brescia, Lodi, Milano, Modena, Reggio Emilia, Udine e Verona, presso le sedi societarie e i domicili degli indagati. Nel corso delle perquisizioni sono state, inoltre, ritrovate armi con matricole abrase e 1.900 tra confezioni, flaconi e fialette contenenti sostanze dopanti.
Contestualmente gli investigatori hanno sequestrato beni nella disponibilità degli indagati: auto di lusso, due appartamenti, preziosi e alcuni quadri per un valore pari alla somma rubata.