Il piano A, ideato da Aurelio De Laurentiis, è decollato quasi vent’anni fa e si è mantenuto fedele a se stesso nel corso del tempo. Ruota attorno a una figura centrale, quella del visionario presidente che si stima moltissimo e lascia che i suoi collaboratori orbitino intorno a lui. Se avesse una licenza da allenatore, De Laurentiis si siederà anche sulla panchina, dimostrando che, alla fine, nessuno è indispensabile se non uno stesso: colui che investe denaro, idee e una personalità che può essere irritante, ma che non conosce limiti né prudenza. Quando uscì dall’assemblea di Lega urlando frasi degne di Cambronne, mentre esplorava ancora questo nuovo mondo calcistico, nella sua incrollabile audacia saltò sul primo scooter che passava e se ne andò per i fatti suoi, sprezzante del pericolo. Ora ha virato, ha deciso di dare una sterzata ancora più paternalistica alla sua azienda, “un giocattolo della famiglia De Laurentiis che non ha motivo di essere venduto, almeno finché non ci stancheremo”, e ha rimesso se stesso al centro del Villaggio, una mossa che potrebbe piacere a Garcia, il nuovo allenatore.
Il Napoli, in poche settimane, ha subito un brusco cambiamento. Come si sa, De Laurentiis sceglie personalmente gli allenatori almeno dal 2010, e dopo che Luciano Spalletti ha deciso di vivere una vita più tranquilla a Montaione, evitando lo stress delle panchine dopo aver allenato in mezza Europa, Adl ha investito su un uomo che, con quel suo volto da attore, deve averlo affascinato nel suo primo amore: il calcio, un film o, per essere al passo con i tempi, una serie televisiva in cui gli attori possono (e devono) cambiare. Cristiano Giuntoli, direttore sportivo, dopo otto anni ha voluto andare alla Juventus, richiesta che è stata concessa quasi al suono della sirena, solo per non negargli il gusto della tensione. Poi, qualche giorno fa, è stato ufficializzato anche il divorzio da Alessandro Formisano, responsabile delle operazioni o, in parole semplici, direttore del marketing, che dopo 17 anni ha deciso di intraprendere “nuove sfide professionali”. Se non fosse stato per lo scudetto e tutto ciò che l’ha preceduto (coppe, qualificazioni in Champions League), potremmo definire questa una diaspora. Ma De Laurentiis rimane impassibile, freddo, lucido, con una grande autostima che si percepisce e risultati che lo esaltano. Non è un personaggio simpatico, non cerca il consenso, può diventare litigioso, tagliente e poi conciliante, come è successo con i tifosi. Il Napoli è cambiato bruscamente in poche settimane: in sede sono arrivati Gianluca Baiesi e Francesca Mulas; durante una cena con Adl, nella sera della separazione da Spalletti, c’era anche Antonio Sinicropi, appena diplomato come direttore sportivo a Coverciano e