“La Comunità di Sant’Egidio esprime il suo profondo cordoglio ai familiari delle vittime disperse nel naufragio di un barcone nel Canale di Sicilia, avvenuto lo scorso 3 agosto, ma di cui si è avuta notizia solo oggi a seguito del salvataggio degli unici quattro sopravvissuti, rimasti in mare per giorni interi”. Così una nota diffusa dalla comunità cristiana nata nel 1968 a Roma, diffusa in 70 paesi del mondo, tra le più attive del mondo del volontariato.

 

“Di fronte alla morte di 41 persone, tra cui 3 bambini, non ci si può limitare allo sdegno o al freddo aggiornamento delle cifre drammatiche delle vittime dei viaggi della disperazione nel Mediterraneo – continua la nota -. Occorre scuotersi dal torpore e investire risorse nel salvataggio della vita di chi è in pericolo”.

 

È un forte appello a tutta l’Europa, quello della Comunità di Sant’Egidio, in particolare a quei Paesi del Mediterraneo più vicini geograficamente ai naufragi, come – oltre all’Italia – Grecia, Malta e Spagna: prima di discutere su come gestire i flussi migratori occorre fare di tutto per salvare chi è in pericolo. La Commissione europea se ne faccia ulteriormente carico con tutti gli strumenti, di cui dispone, per una urgente azione di salvataggio.

Per la Comunità fondata da Andrea Riccardi e oggi presieduta da Marco Impagliazzo “È necessario incentivare modelli che funzionano perché favoriscono l’integrazione, come i corridoi umanitari, che la nostra Comunità porta avanti insieme a diverse realtà ormai dal 2016, ma è ormai evidente a tutti – istituzioni, mondo delle imprese e famiglie – il bisogno di allargare le possibilità di ingresso per motivi di lavoro, di cui ha tanto bisogno l’Italia, come altri Paesi europei”.

 

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