Mentre tanti sindaci italiani lamentano l’impossibilità di accogliere migranti, il Comune di Caserta ci riprova con il Sai, il Sistema di Accoglienza che dovrebbe garantire la concreta inclusione nel tessuto socio-produttivo italiano degli immigrati – è riservato a chi ha la protezione internazionale e ai richiedenti asilo vulnerabili – attaverso corsi di italiano, progetti di formazione, percorsi scolastici e di inserimento lavorativo. E’ infatti pubblico da fine luglio il bando per la ricerca di società e coop disposte a gestire il Sai per il triennio 2022-2025, anche se questo Sai partirà concretamente solo una volta affidato (la scadenza del bando, prevista inizilamente per il 25 agosto, è stata prorogata al 9 settembre), e durerà un biennio, con scadenza il giugno del 2025, per un importo previsto – i fondi sono erogati dal Ministero dell’Interno – di 1,5 milioni di euro (1.592.344 euro), pari a 830mila euro annui. L’obiettivo è non ripetere ciò che è avvenuto con l’ultimo Sai, quello del triennio 2020-2022, sospeso nello scorso mese di febbraio per sei mesi dopo che era venute alla luce, in seguito a denunce penali di un consigliere comunale di Caserta e al report degli ispettori del Ministero dell’Interno, numerose criticità nella gestione da parte delle tre società che se ne occupavano, dagli appartamenti non agibili dove venivano ospitati i migranti al mancato pagamento per mesi ai beneficiari del pocket money e del vitto. Il Comune ha così deciso di “smobilitare”, chiudendo il Sai in seguito all’ok ministeriale, e la settantina di migranti ospiti, che intanto avevano iniziato concreti percorsi di inclusione scolastica, formativa e lavorativa, sono stati oggetto di trasferimento in Sai di altre città; la maggior parte dei migranti non ha però accettato i trasferimenti, molti sono dunque usciti dal Sai e hanno fatto ricorso, in particolare i migranti di origine bengalese, alla solidarietà di parenti e amici, mentre chi non aveva tale possibilità, soprattutto ragazzi di origine africana, è rimasto negli appartamenti inagibili in attesa di vedersi pagato il pocket money, di cui sono creditori, e in attesa che arrivasse il nuovo bando Sai, in cui magari poter rientrare. I migranti sono ancora lì, c’è chi intanto ha preso il diploma di scuola media o superiore, chi, per sostenersi, ha iniziato a lavorare in nero come cameriere; una situazione che ha certificato il fallimento dell’ultimo Sai, su cui peraltro si sono accesi i riflettori anche della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha aperto due fascicoli di reato sulla gestione del Sai sospeso.

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