Una rete di oltre 450 metri è stata rimossa dall’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola dallo staff del Parco supportato dalla motovedetta della Guardia di Finanza. La rete era stata calata alle 5 del mattino all’interno della zona di riserva integrale del Parco dalla tavola di mare nella baia di Trentaremi fino alle Isole della Gaiola. Grazie al sistema di videosorveglianza marina del Parco sono stati registrati prima dell’alba movimenti sospetti di un’imbarcazione sotto costa a luci spente. Successivamente gli esperti subacquei del parco hanno effettuato un’attività di perlustrazione dei fondali nella zona dove era stata osservata aggirarsi l’imbarcazione durante la notte, scoprendo la lunga rete abusiva. Avvertite le forze dell’ordine si è proceduto al recupero a mano dell’attrezzo da pesca illegale.
Le operazioni di rimozione sono durate 2 ore e al termine la rete è stata consegnata alla motovedetta della Guardia di Finanza giunta sul posto. Grazie al tempestivo intervento la rete aveva avuto poco tempo per pescare; quasi tutti gli organismi marini rimasti intrappolati erano ancora vivi e sono stati liberati uno ad uno dalle strette maglie in cui erano avviluppati. Triglie, tordi, scorfani, m,a anche stelle marine e crostacei, hanno ritrovato la libertà.
“La lotta alla pesca di frodo resta una delle priorità del Parco Sommerso di Gaiola, le aree marine protette devono poter svolgere la loro primaria funzione di aree di nursery per il ripopolamento del nostro mare, anche a beneficio dei tanti pescatori onesti che potranno avere un giorno un mare più sano e più ricco. Oggi fortunatamente casi come questo, che anni fa erano all’ordine del giorno, sono diventati molto rari, ma è fondamentale tenere la guardia alta”, sottolinea Maurizio Simeone, direttore dell’Area marina protetta.