Don Maurizio Patriciello torna sui fatti di Caivano. E lo fa a distanza di pochi giorni dalla sua lettera pubblicata sull’Avvenire nella quale, tra le altre cose, scrive riferendosi a Roberto Saviano: “Siamo stanchi e feriti, necessitiamo di ottimismo e di speranza. Abbiamo bisogno di un samaritano buono che ci tenda una mano, non di profeti di sventura che, da lontano, emettono simili sentenze“.
Durante l’incontro con i fedeli al quale ha preso parte anche il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, il parroco di Caivano ha ribadito alcuni concetti. “Il Governo ci ha messo la faccia, è venuto nonostante le critiche di chi si guarda la partita dal balcone – ha detto -. Spero quanto prima di poter andare via sia da questa parrocchia che da Caivano, significherebbe aver vinto le nostre battaglie come quella che ci ha portato a ottenere la compagnia dei carabinieri. Un successo guadagnato con le nostre lotte”.
“C’è un problema sociale – ha sottolineato il sacerdote – ma ce n’è uno ancora più grave quando non siamo capaci di stimolare chi abbiamo votato a fare il proprio dovere. Melillo col suo intervento di stamattina ci ha fatto tremare evocando qualcosa di spaventoso quando ci ha detto che la democrazia può pure finire. Le democrazia nascono, crescono, ma si possono ammalare. Ci sciacquiamo la bocca con la Costituzione più bella del mondo, Dio non voglia accada qualcosa del genere”.