Per evitare il sequestro di 24 immobili li ha ceduti alle sue due figlie, una delle quali neppure tredicenne, simulando una compravendita: viene contestato anche questo al sindaco di Campoli del Monte Taburno (Benevento) Tommaso Nicola Grasso, finito al centro di un’indagine della Procura di Napoli e della Guardia di Finanza su una maxi frode da 150 milioni di euro, messa a segno nel settore della commercializzazione degli idrocarburi. Al primo cittadino già indagato per reati simili, viene contestata, tra l’altro, il reato di intestazione fittizia di beni. Lo scorso 16 novembre i nuclei della polizia economico finanziaria di Napoli, Frosinone e Trieste hanno sequestrato beni per 150 milioni di euro alle undici persone indagate in questa inchiesta, tra cui figurano anche i vertici dei clan Formicola e Silenzio di Napoli e un commercialista di Torre Annunziata, Luigi De Maio, già arrestato nell’ambito del filone di Reggio Calabria dell’operazione “Petrol Mafia”. Il contratto di compravendita con il quale il possesso dei 24 immobili passava da Grasso e la moglie alle loro due figlie risale al 16 maggio 2019 e annovera il diritto di abitazione per marito e moglie: le ragazze avrebbero dovuto corrispondere 180mila euro in 72 rate. Lo stesso giorno, inoltre, sono state, fittiziamente secondo gli inquirenti, trasferiti sempre con una compravendita alla figlia più grande della coppia, un’abitazione di Roma, di proprietà di una società, per un valore di poco superiore a 212mila euro (da pagare in 32 rate da 2500 euro). Un anno prima alla ragazza era stato trasferito il 47% delle quote di quella stessa società. Tra le anomalie rilevate dai finanzieri figura anche l’enorme discrepanza tra il prezzo della compravendita e il valore degli immobili che, secondo una stima, si aggirerebbe complessivamente in 1,3 milioni di euro, e l’impossibilità da parte delle figlie di poter corrispondere le rate pattuite in quanto una minore di 13 anni e l’altra, sebbene più grande, priva di reddito.