“La Cassazione ha dato per la seconda volta ragione a Maradona e ha sancito che il pibe de oro non è mai stato un evasore fiscale”. Esprime soddisfazione e anche un pizzico di rammarico Angelo Pisani, storico avvocato del pibe de oro, commentando il pronunciamento con il quale la Suprema Corte, a metà dello scorso dicembre, ha cassato la precedente decisione dei giudici di appello e si è pronunciata contro tre dinieghi che vedevano Maradona soccombente. La sentenza giunge a tre anni dalla morte del campione argentino il quale non ebbe la possibilità neppure di vedersi accogliere sempre dalla Suprema Corte anche il secondo ricorso del campione del mondo, nel 2021. La querelle tra Maradona e il Fisco, racconta il suo legale è iniziata a Dubai: “mi recai appositamente negli Emirati per discutere con lui della vicenda fiscale visto che Diego non poteva tornare in Italia: in una riunione decidemmo di rifiutare ogni transazione e sconto sui 40 milioni di euro addebitati dal Fisco dando così il via a una battaglia legale senza esclusione di colpi di scena durata decine di anni”. Al centro della diatriba i presunti compensi versati nella seconda metà degli anni ’80 dal Napoli a Maradona, morto il 25 novembre 2020, appena qualche mese prima che fosse definitivamente dichiarata la sua innocenza. Nei pagamenti dei diritti di immagine su conti esteri (in Liechtenstein) da parte di due società straniere si configurò – secondo l’ipotesi contestata – un’evasione fiscale, all’epoca di 30 miliardi di lire, poi lievitata negli anni a 40 milioni di euro (ben 34 erano sanzioni e interessi di mora). La sezione tributaria della Cassazione (presidente Roberta Crucitti) lo scorso 14 dicembre ha accolto il ricorso di Maradona rimandando alla commissione tributaria della Campania la decisione sui calcoli e sulle spese legali della procedura che ha visto completamente rigettato il ricorso incidentale in Cassazione dell’Agenzia delle Entrate. Un ricorso nel quale quale si ipotizzava addirittura l’abuso del Diritto da parte di Maradona e dei suoi avvocati per le tante iniziative giudiziarie e mediatiche messe in campo. Nel corso di questi anni i legali hanno invocato l’autotutela e chiesto che fosse esteso anche a Diego il condono di cui aveva beneficiato il Napoli per la stessa vicenda. L’accertamento fiscale era stato infatti annullato dalla giustizia italiana con un ricorso della SSCN Napoli a guida Ferlaino la quale aderì cautelativamente anche a un condono per evitare ogni futuro equivoco. Le commissioni tributarie provinciale e regionale rigettarono però i ricorsi di Maradona e la vicenda approdò in Cassazione. L’11 marzo 2021 la Suprema Corte stabilì che il calciatore argentino avrebbe potuto beneficiare del condono e i giudici di merito avrebbero dovuto valutare la sua posizione tributaria solo per il debito eventualmente residuo nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Com’è stato confermato lo scorso dicembre. Per Pisani ora “la vicenda si può ritenere chiusa: Maradona non deve nulla al Fisco italiano, ogni operazione anche matematica oltre che di logica e di giustizia porta a zero. La questione poteva essere risolta già con l’istanza di autotutela che presentammo nel 2009. Una richiesta depositata in occasione del ritorno in Italia di Maradona a Napoli, invece rigettata dall’Agenzia delle Entrate e mai rivalutata da altri giudici”. Pisani chiosa: “Chi risarcirà ora tutti i danni personali, patrimoniali e all’immagine, oltre alla storia e ai valori dello sport subiti per trent’anni da Maradona?”