In un’ulteriore manifestazione di rigidezza e repressione, in Iran, l’attivista curda Roya Heshmati, 33 anni, è stata sottoposta a una punizione draconiana di 74 frustate per aver diffuso una foto di sé stessa senza l’hijab, il velo obbligatorio per le donne in molti contesti pubblici.
La notizia, riportata dall’Ong curda per i diritti umani Hengaw con sede in Norvegia, mette in evidenza la situazione difficile che molte donne affrontano in Iran, dove l’obbligo di indossare l’hijab è rigorosamente imposto dal governo. La foto incriminata è stata scattata da Roya Heshmati sul Keshavarz Boulevard a Teheran, e la sua decisione di non conformarsi all’obbligo del velo ha comportato una serie di severe punizioni.
Inizialmente condannata a un anno di reclusione con la sospensione della pena, Roya Heshmati ha visto la sua pena aggravarsi con l’aggiunta di 74 frustate e il divieto di lasciare il Paese per tre anni. Questa punizione estrema solleva interrogativi sulla libertà individuale e sui diritti umani fondamentali, sottolineando il clima repressivo che persiste in Iran, in particolare nei confronti di coloro che sfidano le norme sociali e religiose.
L’uso delle frustate come forma di castigo è inaccettabile e viola i principi fondamentali dei diritti umani. Organizzazioni internazionali e attivisti per i diritti umani dovrebbero condannare fermamente questo tipo di trattamento crudele e incanalare gli sforzi per promuovere un cambiamento positivo all’interno del Paese.
Roya Heshmati, con il suo coraggio nel rifiutare l’hijab obbligatorio, si trova ora al centro di un dibattito globale sulla libertà personale e la dignità umana. La comunità internazionale è chiamata a sollevare la sua voce contro tali violazioni dei diritti umani e a promuovere un cambiamento che permetta a ogni individuo di esprimere la propria identità senza timori di repressioni o punizioni cruente.