Tutto era pronto per uno scambio di prigionieri tra Russia, Germania e Usa che doveva riportare in libertà Alexei Navalny. Ad affermarlo è stata una sua collaboratrice, Maria Pevchikh, accusando il presidente Vladimir Putin di averlo fatto fallire con l’uccisione dell’oppositore. Mentre il team del dissidente deceduto annuncia di voler tenere una cerimonia pubblica per commemorarlo entro questa settimana. In un messaggio video, Pevchikh punta il dito anche contro “funzionari” governativi tedeschi e americani che accusa di avere fatto ritardare le trattative a causa della loro passività. “Dicevano che era giusto aiutare Navalny e i prigionieri politici, stringevano mani e promettevano, ma non facevano niente”, ha affermato la dirigente della Fondazione anticorruzione creata dall’oppositore. I negoziati si sono quindi trascinati per due anni, ha aggiunto, fino a quando sono intervenuti altri che “hanno aiutato”, ma “non vogliono che siano rivelati i loro nomi”. Così sull’accordo, che secondo Pevchikh poteva essere chiuso già nella primavera del 2023, si è tornati a discutere solo nel dicembre scorso, e in questo mese di febbraio l’oligarca Roman Abramovich, che fungeva da mediatore, ha presentato a Putin la bozza finale dell’intesa. Ma Navalny, ha affermato la dirigente della fondazione, è stato fatto uccidere da Putin, che lo riteneva troppo pericoloso, e ora vorrebbe mantenere in vita l’intesa sostituendolo con un altro detenuto politico nelle carceri russe. Pevchikh sostiene che obiettivo del presidente russo è ottenere la liberazione di Vadim Krasikov, ex ufficiale dei servizi di sicurezza russi Fsb, condannato all’ergastolo in Germania per l’uccisione a Berlino di un ex separatista ceceno, Zelimkhan Khangoshvili. In una recente intervista con il giornalista americano ed ex volto di Fox News, Tucker Carlson, il presidente russo aveva parlato della possibilità di liberare il giornalista Usa del Wsj Evan Gershkovich in cambio del rilascio di Krasikov. In quella occasione Putin aveva accusato il ceceno da lui ucciso di essersi macchiato di atrocità contro prigionieri russi. L’altro americano che si suppone sarebbe potuto essere liberato dalla Russia è l’ex marine Paul Whelan, che come Gershkovich è accusato di spionaggio. Intanto, dopo la consegna del corpo di Navalny alla madre, avvenuta sabato, nulla si sa ancora su quando e in quale forma si svolgeranno i suoi funerali. Nei giorni scorsi la donna aveva detto di avere ricevuto pressioni dagli investigatori perché accettasse di tenere esequie segrete, che metterebbero le autorità al riparo dal rischio di eventuali raduni di protesta. Ieri la vedova, Yulia Navalnaya, ha accusato Putin di essere responsabile di tali pressioni personalmente. Affermazioni “assurde”, ha risposto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La presidenza “non ha nulla a che vedere” con la questione della sepoltura, “e quindi il Cremlino non può esercitare pressioni”, ha affermato il portavoce. Da parte sua, la ex portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha postato un annuncio su X scrivendo che i suoi collaboratori “stanno cercando una sala per l’addio pubblico ad Alexei, alla fine di questa settimana lavorativa”, e lasciando il numero di telefono a cui chiamare per chi potesse metterla a disposizione. La pubblica accusa ha chiesto intanto una condanna a due anni e 11 mesi di reclusione per il dissidente Oleg Orlov, già copresidente della fondazione Memorial, alla quale è stato assegnato il Premio Nobel per la pace nel 2022. L’imputato è accusato di “discredito” dell’esercito russo per avere criticato l’operazione militare in Ucraina. “Sono sotto processo – ha detto Orlov, citato dall’organizzazione Huma Rights Watch – per un articolo nel quale ho chiamato ‘fascista’ e ‘totalitario’ il regime politico instaurato in Russia. L’ho scritto oltre un anno fa. Allora alcuni miei amici pensavano stessi esagerando, ma ora è palesemente chiaro: non stavo esagerando per niente”.