A 200 anni dalla prima descrizione scientifica di un dinosauro, chiamato Megalosaurus, un gruppo internazionale di paleontologi chiede di rivedere le linee guida per la scelta dei nomi da dare alle nuove specie, in modo da renderli scientificamente più rigorosi, inclusivi e rappresentativi del luogo e del modo in cui vengono scoperti i fossili. Lo riporta il sito di Nature. Per capire come è cambiata la denominazione dei dinosauri negli ultimi due secoli, il team della paleobiologa Emma Dunne dell’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga (Germania) ha esaminato tutti i nomi (circa 1.500) che sono stati assegnati ai dinosauri dell’era mesozoica (che va da 251,9 milioni a 66 milioni di anni fa). Circa tre nomi su cento sono risultati problematici perché ispirati a personaggi controversi o perché riflettono una cultura sessista, razzista o neocoloniale. “Il problema in termini numerici è davvero insignificante, ma è significativo in termini di importanza”, afferma uno degli autori dello studio, il paleontologo Evangelos Vlachos del Museo Egidio Feruglio a Trelew, in Argentina. “Non diciamo che da domani bisogna cambiare tutto – precisa lo studioso – ma dobbiamo rivedere criticamente ciò che abbiamo fatto, capire cosa abbiamo fatto bene e cosa non abbiamo fatto bene, e cercare di correggerlo in futuro”. Una proposta per evitare di perpetuare vecchi stereotipi è quella di scegliere nomi che facciano riferimento alle caratteristiche fisiche dell’animale, in modo da facilitare anche la comunicazione verso il pubblico. Al momento la Commissione internazionale sulla nomenclatura zoologica (Iczn) è contraria all’idea di modificare in modo retroattivo i nomi delle specie e non sembra intenzionata a vietare i nomi dedicati a personaggi (eponimi), mentre prende in considerazione la possibilità di introdurre sistemi di denominazione diversi. “Una regolamentazione è certamente auspicabile, se pensiamo che in anni recenti sono stati coniati nomi improponibili come quelli dedicati a società multinazionali”, commenta Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano. “Sarebbe più opportuno legare i nomi in primis alle località del rinvenimento dei fossili e alle caratteristiche anatomiche distintive delle specie, magari facendo riferimento anche alla lingua e alla cultura delle popolazioni locali, troppo spesso dimenticate”.