Dopo 194 anni torna a Napoli La Presa di Cristo di Caravaggio (1602) della collezione Ruffo, in mostra alla Fondazione Banco di Napoli fino al 16 giugno. L’esposizione segue l’anteprima al Palazzo Chigi di Ariccia dopo l’intervento di restauro anche attraverso indagini diagnostiche e presenta l’opera come la prima versione del misterioso capolavoro. L’esposizione è a cura di Francesco Petrucci e don Gianni Citro, presidente della Fondazione Meeting del Mare Crea. “La Presa di Cristo esposta nelle sale di Palazzo Ricca è il più importante ritrovamento dell’opera di Caravaggio degli ultimi decenni per la complessità della composizione e per i contenuti spirituali che esprime”, dice Petrucci. “Il quadro, che ritorna a Napoli dove nella collezione Colonna di Stigliano era presumibilmente rimasto fino al 1830 circa, è la prima versione della Presa di Cristo, seguita poi dalla replica di Dublino, che non ha la stessa potenza espressiva, è molto più piccola e non ha la cornice nera rabescata d’oro”. La Presa di Cristo, nota attraverso ‘due originali e quindici copie’, come si legge nello stesso allestimento, è una delle composizioni spiritualmente più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Prima di Ariccia questo quadro era stato esposto soltanto nel 1951 alla storica Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, a cura di Roberto Longhi, al Palazzo Reale di Milano. Venti anni fa venne acquistato dall’attuale proprietario Mario Bigetti. Visitabile con la mostra anche il Museo del Cartastorie dove sono custoditi tre importanti documenti che incuriosiranno gli appassionati: la committenza del mercante Nicolò Radolovich al Caravaggio per una pala d’altare, datata 6 ottobre 1606, prima testimonianza certa della presenza a Napoli del Caravaggio in fuga da Roma; il pagamento per la realizzazione di Sette opere di Misericordia, del 9 gennaio 1607; un documento dell’11 maggio 1607 riferito alla Flagellazione, un tempo nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore. Alla presentazione hanno partecipato il presidente della Fondazione Banco di Napoli, Orazio Abbamonte e il presidente del Museo dell’Archivio il Cartastorie, Marcello D’Aponte.