Indagini attivate fin da subito e nessuna richiesta di misura cautelare perché non ne sono stati ravvisati i presupposti. Questa la sintesi di una lunga nota stampa diffusa oggi dalla procura di Siena sull’inchiesta avviata in merito alla presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di una schermitrice minorenne avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 agosto scorsi a Chianciano Terme durante un ritiro sportivo. Il caso, a sette mesi di distanza, è stato sollevato dall’avvocato della ragazza, Luciano Guidarelli, lamentando sia la mancata applicazione della misura cautelare nei confronti di due giovani indagati, italiani, anch’essi atleti di scherma, maggiorenni, sia la loro mancata sospensione, come tesserati, da parte della Federscherma. Nella vicenda parrebbe coinvolto anche un terzo presunto aggressore, anche lui italiano, un minorenne che però non risulta indagato ma forse sarebbe stato già accertato che potrebbe trattarsi di una figura che non ha nessun coinvolgimento diretto nell’abuso. Oggi la procura senese si è ‘difesa’ ricostruendo nel dettaglio tutte le attività d’indagine che hanno portato, l’1 dicembre 2023, al deposito della copia forense dei cellulari sequestrati, quelli degli indagati e quello della giovane, il 4 dicembre al deposito dell’esito delle indagini nel corso delle quali sono state ascoltate 13 persone informate sui fatti, di cui due straniere. Ancora in data 20 febbraio è stata depositata annotazione conclusiva di indagine mentre il 27 “il titolare del procedimento presentava richiesta di incidente probatorio diretta all’assunzione della testimonianza della persona offesa”, attualmente al vaglio del gip. Sulle misure cautelari, la procura senese ha spiegato che è una decisione di cui si “assume ogni responsabilità” e per la quale “è pronta a dare ogni e qualsiasi spiegazione nelle opportune sedi” respingendo poi “fermamente le accuse di inerzia pubblicamente mosse ed in particolare di inosservanza delle norme sul codice rosso”. “Mi rende molto perplesso che la procura della Repubblica di Siena non abbia ritenuto necessaria l’applicazione delle misure cautelari nei confronti degli indagati come più volte ho richiesto”, ha controbattuto a distanza da Roma l’avvocato Guidarelli commentando la nota degli inquirenti come “una spallata inaspettata”. “Non mi aspettavo certo delle scuse e prendo atto di quanto sostiene la Procura”, ha aggiunto l’avvocato. E, in merito alla richiesta di incidente probatorio diretta all’assunzione della testimonianza della persona offesa, ha concluso: “Sono passati sette mesi, poteva essere fatto nell’immediatezza dei fatti come avevo richiesto”.