di Luca Muratgia.
L’Italia non si desta e, nella seconda giornata dell’europeo, si lascia umiliare dalla Spagna molto più di quanto non dica il risultato. Troppo netto il divario tra le due compagini, con una Spagna ricca di giocatori di qualità e di talento che domina in lungo e in largo e mantiene dall’inizio alla fine l’assoluto controllo del match. L’Italia resiste, cerca di contenere il pressing mortifero degli Iberici ma alla fine cede per uno sfortunato autogol di Calafiori e che solo grazie a Donnarumma, evita il tracollo. A nulla sono serviti i poteri taumaturgici di mister Spalletti che, per quanto possa imprimere, istruire e motivare, non ha facoltà di friggere il pesce con l’acqua quando il materiale umano risulta, con tutto il rispetto, tanto carente. L’Italia possiede una rosa di giocatori appena accettabili, in alcuni singoli anche discreti ma che mai avrebbero avuto la fortuna di indossare la maglia azzurra della nazionale in altre epoche storiche con la presenza di elementi di ben altra caratura. Non si tratta di apparire eccessivamente pretenziosi, non si rimpiangono mostri sacri come Baggio o Totti, giocatori capaci, in talune circostanze, di riuscire a vincere le partite da soli, sarebbe già tanto possedere in rosa i vari Di Natale, Quagliarella o Miccoli e senza giocatori ALMENO di questa caratura, diventerà sempre più improbabile intraprendere percorsi dignitosi. Le cause che hanno portato a tale depauperamento di risorse umane e tecniche vanno ricercate nella politica gestionale del calcio in Italia già da molti, troppi anni. Discussioni e dibattiti al riguardo si sono sprecati fino ormai a diventare ormai inflazionati che vanno dagli scarsi investimenti nel settore giovanile, alla eccessiva presenza di stranieri nelle rose delle squadre di club. Dalla scarsa fiducia nei giovani, che non di rado vengono costretti ad una gavetta che poi alla fine disintegra qualsiasi chance di una carriera di discreto livello ai prezzi dei giovani italiani che risultano talmente altie poco competitivi da invitare i club a puntare su stranieri più a buon mercato ma di modesta qualità. Insomma i risultati sono quelli palesati nella partita di ieri dove la Spagna, che invece punta molto sui giovani e li mette nelle migliori condizioni per crescere e per esprimere al meglio le loro qualità, ha già archiviato in anticipo la pratica qualificazione.
Per il momento nulla è seriamente compromesso ma occorrerà almeno un pareggio nell’ultima giornata contro la Croazia per staccare il biglietto per gli ottavi di finale. Occorrerà dunque un altro risultato, ma soprattutto un’altra Italia perché quella vista ieri alla Schalke Arena di Gelsenkirchen rischia un’altra figuraccia e con essa l’eliminazione dal torneo.