di Luca Muratgia.

Niente da fare, come ampiamente preventivabile, il cammino dell’Italia nell’europeo in Germania, si interrompe bruscamente agli ottavi di finale contro la Svizzera. Azzurri senza attenuanti, squadra inguardabile, dominati, sovrastati in lungo ed in largo da una compagine dignitosa, non squadroni come la Francia, la Spagna o la Germania, ma contro una squadra normale, che ha dettato legge dall’inizio alla fine della contesa. L’Italia non c’è, non c’è mai stata in questo europeo, qualificatasi fortunosamente con il miracolo di Zaccagni di cui si è già ampiamente disquisito, era prevedibile che questa squadra, con questo giocatori e con questa idea di gioco non sarebbe andata lontano. Eppure alla vigilia gli uomini guidati da Spalletti erano stati addirittura etichettati come favoriti dalla stampa nazionale e internazionale nonché dai vari opinionisti sparsi un po’ ovunque, a vario titolo, nelle tv libere o a pagamento.
Sin dai primi minuti del match è apparso subito chiaro però che i sopra citati pronostici formulati apparivano tutt’altro che attendibili. Non c’è mai stata partita, squadra messa sotto sul piano del gioco, sul piano atletico e caratteriale, incapace di reagire alle due sberle, una per tempo, che gli elvetici hanno rifilato senza apparire mai seriamente in difficoltà. Una pagina vergognosa per questa nazionale che mai, nella sua gloriosa storia, era apparsa tanto sottomessa ad una nazionale di seconda o terza fascia.
Si è già ampiamente disquisito sulla carenza di materiale umano, delle politiche relative ai settori giovanili, sulle problematiche nell’individuazione di giovani di valore da inserire nei club di prima fascia; ma qui c’è dell’altro, sarebbe riduttivo individuare le cause di questo ennesimo fallimento alle sopra riportate argomentazioni. Questa rosa, al netto dei limiti e delle indiscutibili carenze, non merita simili umilianti figure ed appare inevitabile che vengano messe in discussione molte, troppe scelte tecniche che hanno palesemente contribuito a determinare il calvario di questo europeo. Le scelte operate da Spalletti, risultati alla mano, appaiono, anche al più disinteressato dei tifosi, cervellotiche e poco comprensibili a cominciare dalla scelta dei giocatori. Non si comprende ad esempio la scelta di portare agli europei un giocatore come Fagioli, assente dal calcio che conta e dal clima agonistico da moltissimo tempo, per altro a causa di una squalifica maturata per calcio scommesse. Non si comprende, inoltre, la scelta di lasciare a casa giocatori come Orsolini e Politano che hanno dimostrato, nell’ultimo campionato grande qualità e che probabilmente hanno disputato, almeno fino ad ora, la migliore stagione delle rispettive carriere e che avrebbero fornito un contributo essenziale per la nazionale nell’ambito di questo europeo. Molti giocatori come hanno del resto dimostrato sul campo, non meritavano di disputare partite da titolari a cominciare da Di Lorenzo, apparso fuori forma fisica e mentale mentre al suo posto avrebbe sicuramente meritato qualche chance Bellanova, apparso pimpante in campionato e voglioso di mettersi in luce. Questa squadra, inoltre, è apparsa evidentemente molle, debole da un punto di vista caratteriale, lacunosa sotto l’aspetto mentale. La preparazione atletica è stata un altro aspetto caratterizzante il percorso azzurro, squadra stanca, sempre in ritardo sulle seconde palle, e con reparti slegati. La fragilità è emersa anche sotto l’aspetto tattico con una indecisione sul modulo da adottare che ha avuto l’effetto di creare una confusione deleteria nella testa e nelle gambe dei giocatori.
Dalla conferenza stampa di Gravina e lo stesso Spalletti, a seguito della debacle contro gli elvetici, è stata confermata in maniera inequivocabile, la fiducia al CT ma dovrà ovviamente cambiare registro altrimenti, in queste condizioni, il rischio di mancare al terzo mondiale consecutivo, appare una eventualità tutt’altro che remota.

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