Acqua razionata e campi che rischiano di restare a secco da agosto. Il caldo afoso dell’estate torna a travolgere l’Italia portando con sé la tanto temuta siccità che costringe i comuni del Sud a centellinare le forniture idriche e gli agricoltori a riporre speranze in invasi e riserve ormai vuote. Il ministro Nello Musumeci striglia le regioni ricordando loro di aver “speso solo il 30% dei fondi stanziati dal Pnrr”. Intanto le immagini dei terreni incolti e a secco finiscono sulle pagine del New York Times. Avs attacca il governo parlando di “desertificazione culturale”, mentre la ministra Santanché – che ieri aveva criticato la scelta del quotidiano americano – ribatte accusando l’opposizione di “desertificazione della verità”. Polemiche politiche a parte, c’è un’Italia, quella del centro-Sud, che in questi giorni si trova a fare i conti con la carenza d’acqua e il caldo che hanno portato, addirittura, ad anticipare di 10-15 giorni la vendemmia, come riporta Coldiretti. In Puglia, invece, “è ormai stato di emergenza”, ribadiscono i coltivatori diretti preoccupati dal “drastico calo” dell’acqua negli invasi artificiali. In Campania si riscontrano problemi nelle forniture idriche civili, in particolare nelle province di Avellino e Benevento dove si procede con interruzioni e turnazioni. Marche parzialmente a secco con la siccità “severa estrema” che ha costretto il gestore delle acque a chiudere i serbatoi nelle ore notturne. Invasi quasi a secco in Puglia, con un calo di 162 milioni di metri cubi d’acqua rispetto allo scorso anno. Situazione simile in Sardegna, con gli invasi pieni per poco più della metà. Ma la situazione più critica resta quella della Sicilia dove il 20% degli invasi, uno su cinque, è prosciugato. In un anno il calo dei volumi è stato pari al 50%, con i comuni che tentano di correre ai ripari arrivando anche a chiedere ai propri cittadini – come nel caso di Caltanissetta – pozzi privati e sorgive come fonti di approvvigionamento. “Tre settimane ancora e non ci sarà più acqua per l’agricoltura nel Centrosud”, spiega l’Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino, nel suo bollettino settimanale. Situazione completamente diversa, invece, nel Centronord dove c’è “sovrabbondante presenza d’acqua”, con laghi e fiumi al di sopra delle portate medie. Il Nord Italia – spiega sempre l’Anbi – “sta vivendo una stagione idricamente straordinaria”, come confermano i dati che arrivano dalle varie regioni. Un’Italia spaccata in due, dunque, per la quale si sta attivando anche la cabina di regia interministeriale istituita dal governo nell’aprile 2023. Il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha annunciato un piano di 500 interventi da realizzare in 10 anni. “Si tratta di miliardi e miliardi di euro – ha detto durante la presentazione del nuovo capo della Protezione Civile, Fabio Ciciliano -. Dalla sola Sicilia sono arrivate 52 proposte. Basti pensare che in Italia non si fanno dighe da 40 anni”. Dal ministro, però, è arrivata una strigliata d’orecchie nei confronti delle Regioni, colpevoli – a suo dire – di aver speso appena il 30% dei 1,2 miliardi messi a disposizione per l’emergenza idrica. “Mi auguro – ha ironizzato – che il dato non sia aggiornato o che ci sia un arretrato sul quale le regioni sapranno lavorare con grande impegno per recuperare il tempo perduto”. Tanto, comunque, c’è ancora da fare per arginare un’emergenza, come quella idrica, che ciclicamente torna a colpire l’Italia. Musumeci ha ribadito l’importanza delle infrastrutture da mettere a disposizione delle regioni ma anche la necessità, non più rinviabile, di “evitare gli sprechi”. “Abbiamo sprecato e mortificato l’acqua e oggi l’acqua si prende la sua rivincita – ha concluso -. Bisogna capire come fare per conservare l’acqua piovana, servono infrastrutture adatte e capaci. Cominciamo a pensare all’acqua di mare e alle acque reflue. Si tratta di un processo lungo ma questo governo la strada l’ha già imboccata”.