di Luca Muratgia.

Il Napoli non riesce ad invertire il trend vergognoso della scorsa stagione e crolla rovinosamente contro una formazione, quella scaligera, che dovrebbe compiere un vero miracolo per riuscire ad ottenere, a fine stagione, la permanenza nella massima serie.
Per chi riteneva  che bastasse cambiare il nome dell’allenatore e giocare con gli stessi identici interpreti protagonisti della scabrosa stagione dell’anno scorso, (anzi in verità con numerosi elementi in meno considerando le cessioni di Zielisky, Lindstrom e Natan e giocatori fuori rosa come Osimhen, Gaetano, Mario Rui e Folorusho) per ottenere un esito diverso, è rimasto inevitabilmente deluso.
Conte è un allenatore, ed anche molto bravo, ma non è un santo e miracoli non è in grado di farne e, tra l’altro, non pare sia stato ingaggiato per questo.
Le sue parole nella conferenza stampa di ieri sono state molto criticate, ma, in realtà, il tecnico salentino, si è limitato a fotografare in maniera lucida ed obiettiva, lo stato dei fatti. Siamo al 18 agosto, si è disputata, nella giornata odierna, la prima giornata di campionato, ed il Napoli, allo stato, è un cantiere aperto senza capo né coda, incompleto in tutti i reparti del campo, che di squadra non ha nulla, una struttura tecnica che non esiste, neanche in forma embrionale.
Giungere a questo punto, con un ritardo tanto eclatante nella definizione della rosa, con soli due centrocampisti di ruolo, con Juan Jesus ancora al centro della difesa e senza un terminale offensivo decente, comporta inequivocabilmente conseguenze nefaste, come è accaduto oggi.
È evidente che, al di là degli evidenti limiti tecnici, questi giocatori mancano nella testa, non hanno fame, non hanno intensità come se la vittoria dello scudetto di due anni fa li avesse completamente svuotati mentalmente. Si è ampiamente compreso che non sono capaci o in grado ormai di esprimere di più di quello che esprimono, come intensità, come fame, come voglia di vincere al di fuori di qualsiasi disquisizione relativa alle rispettive capacità tecniche. Domenica a Bologna il Napoli è chiamato a reagire, esprimendo quella voglia di risorgere che, in verità, lo scorso campionato non si è mai neanche lontanamente intravista ma nella speranza che potrebbe essere inculcata dallo spirito feroce del nuovo tecnico azzurro. Nel frattempo il mercato chiude i battenti il 31 agosto, occorre far presto, perché il tempo a disposizione è già scaduto da un pezzo.

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