Il governo lavora al cambiamento dell’assegno unico per i figli, introdotto dall’esecutivo Draghi nel 2021. Lo riporta Repubblica, sottolineando come la misura valga circa 20 miliardi e riguardi ogni anno oltre sei milioni di famiglie e 10 milioni di figli. Il piano per rivederla andrà nella prossima manovra, scrive il quotidiano, ed è affidato alla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella che poi passerà il dossier al ministero dell’Economia. Secondo il quotidiano l’idea è quella di tagliare l’assegno base da 57 euro a figlio che oggi va alle famiglie che non presentano l’Isee o ne hanno uno troppo alto, sopra i 45mila euro. Questo per spostare più risorse alle famiglie molto numerose, con disabili, con una storia di lavoro radicata in Italia. E, come accaduto col reddito di cittadinanza, dovrebbe cambiare anche il nome, non più assegno unico dunque. Tra cancellazione di assegni familiari, detrazioni e vecchi bonus per 14 miliardi e l’aggiunta di 6 miliardi freschi – sottolinea ancora il quotidiano – l’assegno pesa sul bilancio dello Stato 20 miliardi strutturali e si rivaluta in base all’inflazione. Quest’anno vale il 5,4% in più dell’anno scorso, da un minimo di 57 euro a un massimo di 200 euro al mese per un minore, con maggiorazioni a figli non autosufficienti e disabili, mamme lavoratrici, figli oltre il secondo. Spetta anche per i figli tra i 18 e i 21 anni, seppur dimezzato nell’importo. Nel 2022, primo anno di erogazione, la spesa è stata di 13 miliardi, mentre l’anno scorso è salita a 18 miliardi. Quest’anno dovrebbe aggirarsi sui 20 miliardi, con l’Inps che nei primi sei mesi segna già 10 miliardi.

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