Il Napoli c’è. Superato il tabu delle tre vittorie consecutive

di Luca Muratgia.

Il Napoli balza improvvisamente in testa alla classifica del campionato di serie A espugnando con un rotondo 0-4 il campo della Domus Arena di Cagliari con una prestazione in perfetto stile “Contiano”, partita molto più difficile di quanto non racconti il risultato e decisa in maniera incontrovertibile dalle qualità dei singoli. Fino alla realizzazione dello, infatti, 0-2, la partita è parsa equilibrata, dove, probabilmente, il Cagliari avrebbe addirittura meritato un risultato diverso e solo grazie ad almeno tre prodezze di Meret, tanto discusso quanto provvidenziale, il Napoli riesce a mantenere, con i denti e con le unghie, un risicato vantaggio per almeno tre quarti della contesa prima di stroncare qualsiasi velleità degli avversari con i suoi fuoriclasse.
Già nella conferenza stampa di presentazione, Antonio Conte aveva introdotto un concetto che diverrà indispensabile nel percorso di trasformazione e di risalita, ossia quello di “sporcarsi le mani”, possedere dunque l’umiltà necessaria per scendere allo stesso livello degli avversari e combatterlo con le stesse armi; atteggiamento, aggressività, determinazione. Per tanti anni, una decina almeno, questa squadra si è rispecchiata nel concetto del bel gioco e di pervenire al risultato attraverso lo spettacolo. Questo mantra ha rappresentato, in questo lasso temporale, un punto di forza incontrovertibile ma spesso anche un limite, perché non sempre le caratteristiche degli avversari ti consentono di esprimere un’idea di gioco piacevole e troppo spesso in passato i risultati non sono pervenuti proprio per questo motivo. Il Napoli di Conte esprime l’essenza di questo concetto, si gioca bene nel momento in cui sussistono le condizioni per farlo, ma su determinati campi, in certi tipi di ambiente, quando l’espressione del bel giuoco non è consentita, risulta indispensabile badare al sodo, ottenere il risultato anche attraverso modalità diverse quali la grinta, la determinazione, l’aggressività, i famosi “Occhi della tigre” celebrati in un noto film di Sylvester Stallone.
La partita in terra sarda rappresenta la logica risultante dei concetti espressi dal tecnico salentino nella sopra riportata conferenza del pre gara. Una partita che, per caratteristiche degli avversari, per ambiente e per andamento non poteva essere vinta attraverso il gioco armonico in stile Spallettiano o Sarriano, ma andava vinta con altre armi che i partenopei sono riusciti a sfoderare seguendo i dettami del proprio allenatore.
Un primo tempo dove gli azzurri ottengono il vantaggio grazie ad un gol del capitano Di Lorenzo che approfitta anche di una fortunosa deviazione di un difensore avversario. C’è da dire che gli uomini di Conte avrebbero l’opportunità di chiudere i giochi già prima della chiusura della prima frazione di gioco, ma un poderoso salvataggio dell’ ex Luperto su Lukaku, un incomprensione tra Spinazzola e Mazzocchi e poi lo stesso Lukaku che incespica clamorosamente sul pallone dopo un assist da fenomeno di Kvaratskhelia, impediscono ai tifosi azzurri di vivere sogni tranquilli. Succede poi che, proprio allo scadere, Meret debba sfoderare una miracolosa parata a terra su un colpo di testa a colpo sicuro di Piccoli. L’inizio del secondo tempo rappresenta il momento della partita di maggiore sofferenza per i partenopei che si affidano ancora una volta a Meret che su colpo di testa Luperto che con un balzo da fenomeno caccia letteralmente via il pallone dall’angolino alla sua destra e poi, con un colpo di reni miracoloso, devia sulla traversa una bordata da 25 metri di Marin telecomandata all’incrocio dei pali. Ma il Napoli tiene, sostenuto da un centrocampo dove Anguissa torna finalmente a livelli dell’anno dello scudetto, riesce a pervenire al raddoppio sull’asse Lukaku-Kvaratskhelia, l’assist del belga è da applausi mentre il georgiano, con un tiro in perfetto stile fustal, ruba il tempo al portiere Scuffet, realizzando la rete del raddoppio che, di fatto, spegne definitivamente gli ardori rossoblu. Le reti
di Lukaku su assist del solito Kvaratskhelia e la prima rete in azzurro di Buongiorno sugli sviluppi di un calcio d’angolo, cristallizzano il risultato sullo 0-4.
Ci sarà ancora tanto da lavorare per Conte ed i suoi giocatori, il risultato finale, non deve ingannare, si è sofferto in maniera eccessiva in alcuni frangenti e un equilibrio definitivo non è stato ancora trovato.

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