“Ottima esperienza, da ripetere”. E’ unanime il giudizio dei partecipanti alla Summer School 2024 “Le nuove frontiere del Diritto” che si è svolta a Telese Terme dal 19 al 21 settembre, organizzata dall’Università degli Studi del Sannio insieme al Comune di Telese e con la collaborazione della Scuola di Formazione della Camera Penale di Benevento. Tanti gli studenti e anche gli operatori del diritto che hanno affollato le sale del Grand Hotel Telese, sede dell’attività di formazione. Abbiamo chiesto all’avv. Vincenzo Regardi, responsabile della Scuola di Formazione dell’avvocato penalista, di tracciare un bilancio di questa prima edizione nella Città di Telese.

“E’ certamente un bilancio estremamente positivo, per alcuni versi entusiasmante. Sia in termini di riscontro numerico dei partecipanti, sia in termini di rilievo assoluto della proposta offerta. E, devo dire, l’interesse manifestato dagli organi di stampa ne costituisce una oggettiva cartina al tornasole”.

Intelligenza Artificiale tra curiosità e timori. Cosa rappresenta per voi avvocati?

“L’intelligenza artificiale è già entrata nella vita quotidiana di tutti noi, anche se non ne abbiamo la consapevolezza. Riconoscimento facciale, programmi di editing, creazione digitale e tanto altro non sono più il futuro, ma rappresentano il presente.

Ovvio che anche tutte le professioni, non solo l’Avvocatura, devono fare i conti con questa realtà. Ma è tutto il “sistema Giustizia” che è chiamato a stare al passo con qualcosa che noi tutti, fino a pochi anni fa, potevamo “ammirare” solo grazie a qualche film di fantascienza.

Il mondo tecnologico in senso lato, da qualche anno, ha cominciato a galoppare. E, certamente, gli Avvocati arrancano. La digitalizzazione degli atti, spinta anche dalla emergenza Covid, l’uso obbligatorio di programmi telematici per il deposito e la consultazione dei fascicoli hanno rappresentato passi decisivi verso una nuova dimensione della professione.

L’approccio (corretto) all’Intelligenza Artificiale è la prossima sfida. Stimolante come tutte le sfide, ma dai contorni ancora non ben definiti e definibili”.

Avvocato Regardi, i temi delle tre giornate sembrano suggerire una profonda trasformazione dei metodi di indagine e finanche del processo penale, alla luce delle nuove tecnologie. La classe forense è pronta? E i magistrati?

“Le nuove tecnologie di cui si avvalgono gli investigatori non sono una novità assoluta. Penso ad esempio al captatore informatico, meglio conosciuto come trojan, che trasforma telefonini, tablet o pc in vere e proprie microspie in grado di “ascoltare”, e in alcuni casi, anche di “vedere”, tutto ciò che avviene nelle vicinanze dello strumento informatico.

Ognuno di noi, oggi, ha un’intera vita racchiusa nella memoria del proprio telefonino. Non solo messaggi, telefonate e foto. Ma anche spostamenti, luoghi visitati, orari di attività, dati bancari, sanitari, fiscali. Persino la velocità raggiunta durante i viaggi in auto e l’itinerario percorso.

E’ agevole capire come tutto questo rappresenti una straordinaria fonte da cui raccogliere elementi di conoscenza decisivi per l’esito delle indagini.

Il rovescio della medaglia è rappresentato dalla estrema “vulnerabilità” dei dati digitali. Per questo occorrono protocolli chiari, validati e regole certe di acquisizione ed utilizzazione, nell’ambito del processo penale in particolare.

Diciamo che il diritto processuale, in riferimento a ciò, è piuttosto indietro, tanto che eminenti giuristi, come il Prof. Giorgio Spangher, invocano un’urgente modifica del libro dedicato alle prove del Codice di Procedura Penale”.

Oggi molto è lasciato alla “sensibilità” della Giurisprudenza e alla competenza professionale dei diversi attori. Ovviamente, in ottica di “giusto processo” non è sufficiente. Quindi, per rispondere alla sua domanda, no, non siamo ancora pronti, ma ci stiamo “attrezzando”.

Attraverso l’utilizzo dell’IA si può giungere alle ipotesi di prognosi di una giustizia cosiddetta predittiva, dal grado di pericolosità di un individuo alla previsione della liberazione e così via. Saranno le macchine a determinare gli esiti dei processi?

“Mi auguro di no con tutto il cuore. Al centro del processo penale c’è e ci sarà sempre l’uomo. L’utilizzo di “macchine” non dovrà mai sostituire il giudizio di un Giudice in carne ed ossa. Certamente, se correttamente sviluppata, l’Intelligenza artificiale potrà rappresentare un valido ausilio per chi è chiamato a fare il mestiere più difficile del mondo.

Delegarle la decisione di “vita o di morte” rappresenterebbe non un passo avanti, ma un pericoloso salto verso un “medioevo giudiziario”.

Cosa diversa, ripeto, è il possibile sviluppo di programmi di ausilio. Che però risentiranno sempre dei “dati” che verranno inseriti manualmente. E torniamo sempre a lui, all’uomo”.

Cosa (se) cambierà nei trattati di criminologia dei futuri studenti di Giurisprudenza?

“Uno dei temi trattati durante la Summer School di Telese, che tra l’altro ha destato grande attenzione tra i presenti, è stato quello delle Neuroscienze.

Se, come dicevo, al centro del processo penale c’è l’uomo, è evidente che i moderni studi sulla genetica non potranno essere relegati a lungo fuori dal diritto. La capacità di intendere e di volere, base dell’imputabilità, presuppone la libertà di scelta da parte dell’individuo.

Le neuroscienze studiano come la genetica individuale, associata all’ambiente, incida o determini addirittura le nostre condotte.

E’ una tematica affascinante e allo stesso tempo particolarmente complessa con la quale non solo gli operatori del diritto, ma anche il nostro legislatore, dovranno confrontarsi sempre di più”.

La Summer School di Telese può allargare il suo bacino di utenza? Si può pensare a un appuntamento nazionale per le prossime edizioni?

“Se per “nazionale” intendiamo il livello e la rilevanza dell’offerta, devo dire che, grazie all’impegno assoluto dell’Università del Sannio e del Comune di Telese, il risultato è già stato raggiunto. Tutti i relatori, che si sono alternati nelle tre giornate svolte presso il Grand Hotel di Telese, hanno profili di assoluta rilevanza nazionale nell’ambito delle loro materie, vantando, alcuni di loro, anche riconoscimenti internazionali.

La prossima vera sfida sarà quella far diventare la Summer School un appuntamento annuale e, magari, di allargare il bacino dell’utenza anche a realtà fuori dal territorio regionale. Ci sarà molto da lavorare, ma la cosa non spaventa di certo.

La qualità, la passione e l’abnegazione dei “visionari” che hanno fortemente voluto questo evento rappresentano garanzia certa di impegno. E, a tal proposito, mi consenta di ringraziare i professori dell’Unisannio Vincenzo Verdicchio, Antonella Marandola e Nicola Ruccia che, insieme all’assessore del Comune di Telese, Filomena Di Mezza, sono stati gli artefici ed il motore di questa entusiasmante prima edizione. Sarebbe davvero un delitto fermarsi ora. Sono certo che ciò non avverrà”.

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