di Luca Muratgia.
Il Napoli 483 giorni dopo il 4 giugno 2023, torna meritatamente capolista solitario sotto gli occhi dell’artefice principale del trionfo di un anno e mezzo fa, Luciano Spalletti. E lo fa contro una squadra, il Monza che, seppur relegato nei bassifondi della classifica, ha mostrato energia, idee e solidità; del resto proprio i brianzoli, sono risultati capaci di bloccare sul pareggio i campioni d’Italia dell”Inter, indiziati principali per la vittoria del titolo. È un Napoli cattivo, arrabbiato, cinico e se vogliamo inedito rispetto alla organizzazione a cui i tifosi erano abituati con Sarri prima e con Spalletti poi, camaleontico, capace nel primo tempo di aggredire ferocemente gli avversari, di “mordere” la partita per poi, nel secondo tempo, di abbassare il baricentro “addormentando” il match nell’attesa di ripartire e creare pericoli alla difesa avversaria.
L’inizio è risultato più complicato del previsto con un Monza “appiccicoso” sempre pronto a chiudere gli spazi e le linee di passaggi; dette caratteristiche dell’avversario, che da sempre, storicamente, enormi difficoltà hanno creato ai partenopei, questa volta lo esaltano perché sono esattamente le stesse caratteristiche con cui Conte sta permeando la squadra.
Altro aspetto di vitale importanza è la concretezza, ossia la capacità di capitalizzare al massimo le occasioni da rete create. Accade dunque che Politano, sfruttando un rimpallo favorevole, si incunei dalla destra in area di rigore e batta Turati con un diagonale chirurgico e che, appena dieci minuti dopo, al termine di un batti e ribatti in area brianzola, Kvaratskhelia scaraventi in rete da centro area, il pallone che, di fatto chiude la partita.
Nel secondo tempo il Napoli opta per il Controllo del risultato, abbassa consapevolmente il baricentro non rischiando di fatto mai di subire occasioni da gol dagli avversari.
Evidentemente gli esteti del bel gioco potrebbero storcere il naso al cospetto di un atteggiamento attendista e poco spettacolare ma questo momento storico, in un periodo di profonda trasformazione e rinnovamento, c’è poco da fare gli schizzinosi, soprattutto considerando che, dopo lo scioccante esordio di Verona, il Napoli ha inanellato 4 cleen sheet in cinque partite. Probabilmente, per conferire maggiore verve alla squadra, sempre relativamente alla seconda frazione di gioco, sarebbe risultato opportuno anticipare i cambi di Raspadori e Neres risultati evidentemente tardivi. Proprio i due subentrati infatti costruiscono le due uniche azioni pericolose (che si accompagnano ad un colpo di testa do Mc Tominay sugli sviluppi di un calcio d’angolo e finito ad un soffio dal palo della porta difesa da Turati) con un tiro del bolognese finito sull’esterno della rete e con un tiro a giro di sinistro del brasiliano finito a fin di palo.
Nonostante la vittoria e nonostante l’inaspettato primato a sei giornate dall’inizio del campionato, c’è ancora tanto da lavorare, molti aspetti lasciano qualche perplessità a cominciare dalla forma fisica di Lukaku apparso ancora fuori condizione; lo stesso Kvaratskhelia, nonostante il gol, è parso sottotono, incapace di saltare il diretto avversario e spesso nervoso e Mc Tominay che, dopo il brillante esordio di sabato scorso allo Stadium, è parso contratto e non ancora in piena sintonia con i compagni di squadra che ancora devono comprendere appieno le caratteristiche tattiche dello scozzese apparso spesso in difficoltà.
Ultima menzione la merita Zambo Anguissa, il camerunese è risultato, indiscutibilmente, il migliore in campo, padrone assoluto del centrocampo, capace di sradicare il pallone dai piedi dell’avversario con una ferocia che non si intravedeva dai tempi di spallettiana memoria.