Tanto trambusto sotto il cielo della sinistra. Nella quale veti e litigi rientrano all’ordine del giorno con precisione spartana. Il caso più eclatante di queste settimane è la regione Campania. Tanto per cambiare. Oramai si è capito. Il Pd non vuole De Luca. O meglio. De Luca è arrivato alla fine del secondo mandato e il Pd non vuole ricandidarlo per un ipotetico terzo mandato sul “modello Zaia”. Gliel’ha fatto capire in ogni modo. E sottolineiamo in ogni modo. A proposito, chi vi scrive non condivide per nulla le invettive di De Luca a Ruotolo, giornalista di fama internazionale che non può essere scalfito per qualche piccolo insuccesso elettorale. Tant’è che è stato eletto a suon di preferenze al Parlamento Europeo. Ma andiamo avanti.

Cosa sta succedendo nella regione a guida Pd? Molto semplice. Punto primo. De Luca ha ufficializzato la sua terza ricandidatura nonostante il “no” di Elly Schlein. E la domanda sorge spontanea: chi lo seguirà in un’avventura così tortuosa per qualche scranno in consiglio regionale? Difficile da stabilirlo ma mettiamola così, in una partita dalla sconfitta sicura De Luca non ha la folla ai suoi piedi. Del resto chi conosce un po’ i meccanismi della politica sa bene che la campagna elettorale per la Regione costa non pochi spiccioli (ebbene sì, la politica ha un costo e i soldi servono per pagare lo staff, la comunicazione, qualche cena e così via). E in tutto questo bailamme il candidato mira all’elezione facendo leva sulla sua rete elettorale. Insomma, ci siamo capiti. La candidatura al consiglio regionale non è proprio una passeggiata. Nemmeno se la corsa in solitaria dell’ex sindaco di Salerno fosse spalleggiata da Renzi. Anche perché la sua ricandidatura al netto di tutto toglie voti al centro si. Ed ecco che dalle righe di quest’umile articolo rivolgiamo un appello al governatore della Regione Campania: caro Presidente De Luca, metta a disposizione i suoi risultati e le sue qualità di amministratore per il suo successore, chiunque esso sia e lavori con lui fianco a fianco affinché il centrosinistra rivinca le elezioni. Secondo punto. Non è tempo di nomi anche se questa pratica piace molto ai giornalisti ma con ogni probabilità la scelta del candidato governatore toccherà ai Cinque Stelle.

Parliamoci chiaro. Se l’alleanza Pd-M5s è diventata strutturale al di là dei capricci di Conte è giusto che tocchi a lui indicare il “dopo De Luca”.  Ma anche qui emerge un dilemma grande quanto una casa. Qual è il personale politico dei Cinque Stelle? Quale classe dirigente si è affermata in Campania? La sensazione è che Conte negli anni si sia concentrato più sulla sua figura da capo grillino che sulla crescita del movimento. Ma attenzione. Guai a volerlo escludere dalla coalizione. Il M5s alle ultime Europee ha raccolto il 20% dei voti e si attesta come secondo partito in Campania alle spalle del Pd. E al momento ci limitano ai 2 maggiori partiti del centrosinistra perché altrimenti corriamo il rischio di spaventare chi a destra ha la bottiglia di prosecco pronta per brindare. Dunque se i numeri valgono ancora qualcosa, fatevi due domande. La formula del Campo Largo (meglio centrosinistra a nostro avviso) resta l’unica strada percorribile ma a condizione che il rinnovo della classe dirigente non sia più elemento fastidioso per qualche dirigente nazionale dem. Ultima chicca. Nei prossimi giorni, probabilmente fra mercoledì e venerdì, stando a fonti interne al consiglio regionale De Luca ha convocato una riunione di maggioranza per capire in sostanza se le forze politiche sono ancora intenzionate a sostenerlo nonostante lo scontro frontale col Pd nazionale. Legge elettorale permettendo ma questa è un’altra storia. Ne vedremo delle belle.

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