di Luca Muratgia.
Niente da fare, l’Atalanta si dimostra più forte ed espugna il Maradona con una prestazione di altissimo livello inviando un messaggio molto chiaro al campionato, per la vittoria dello scudetto, tutti dovranno fare i conti con la formazione guidata da Gianpiero Gasperini che, pare evidente, si candida come una delle pretendenti più accreditate alla vittoria finale.
Il primato in classifica ha evidentemente illuso i sostenitori partenopei, convinti che questa squadra potesse candidarsi alla vittoria finale non considerando che gli azzurri, dopo il decimo posto dello scorso campionato, hanno di fatto iniziato un percorso del tutto nuovo e che nulla viene creato dal nulla. Lo stesso allenatore Antonio Conte ha parlato, e ripete sovente il termine “work in progress” a significare evidentemente che questa squadra, allo stato, non è attrezzata per ottenere risultati ottenibili solo attraverso esercizi di pura fantasia che non trovano nessun riscontro con la realtà dei fatti.
L’Atalanta è ad oggi paragonabile alle grandi d’Europa, dopo un’Europa League vinta contro i campioni di Germania imbattuti per l’intero campionato, con un progetto iniziato molto anni addietro con una rosa completa, di assoluto valore e con dei ricambi che sarebbero utilizzati come titolari in qualsiasi squadra giocassero.
Il Napoli contro una squadra del genere al 100%, non ha la struttura, l’organico e la forza per competere, se è vero, come è vero, che appena 4 mesi fa si cercava di mettere insieme i cocci di un disastro totale, un disastro culminato in un decimo posto e l’uscita dalle competizioni europee dopo 14 anni consecutivi, un disastro economico per gli imperdonabili errori commessi nella gestione dei contratti dei calciatori e per una campagna acquisti sciagurata. Questa squadra non è competitiva per vincere il campionato, a dispetto di chi, vuole candidare gli azzurri tra i papabili alla lotta per il titolo; ma certa stampa tende a promuovere questo assunto solo al fine di mettere pressione salvo poi etichettare come un fallimento un eventuale qualificazione in Champions per non essere stati in grado di vincere il campionato. Giochetto ormai trito e ritrito se non addirittura inflazionato a cui però Antonio Conte, da quanto afferma a più riprese, non intende sottostare.
La partita è stata decisa già nella prima frazione di gioco dove l’Atalanta ha avuto la fortuna e la bravura di segnare quasi subito con Lookman mettendosi nelle condizioni migliori per poter gestire la partita nel prosieguo della gara. Il Napoli però reagisce, gli uomini di Conte tentano di sovvertire un destino che sembra inesorabilmente già scritto ma gli sforzi dei partenopei si stampano sul palo clamoroso colto da Mc Tominay. Il secondo gol degli orobici, sempre con il fenomeno Lookman autore di in pregevole tiro a giro, sa già di sentenza.
È una mazzata enorme per il morale tanto che nel secondo tempo gli azzurri sembrano ormai rassegnati, mancando di quella forza, di quell’ardore e quella cattiveria di chi cerca con le unghie e con i denti di recuperare un risultato. Lo 0-3, segnato dal subentrato Retegui a tempo ormai scaduto, risulta utile solo per gli amanti delle statistiche.
Una brusca battuta d’arresto che risulta però fisiologica per una squadra che, come ama ripetere continuamente il tecnico salentino, è ancora un cantiere aperto.
Domenica prossima ulteriore, proibitivo esame in casa dei campioni d’Italia dell’Inter in in campo che, già per tradizione, non è mai stato amico della compagine partenopea con appena tre successi negli ultimi 40 anni.