di Luca Muratgia.

La notizia più importante è che il Napoli mantiene il primato solitario in testa alla classifica, sia pur di un solo punto e con ben quattro inseguitrici alle calcagna, in una tredicesima giornata che si presentava particolarmente insidiosa con una Roma in serie difficoltà fin dalle prime battute di questo campionato.
L’attesa per questo match è divenuta, con il passare del Giorni sempre più spasmodica per un Napoli-Roma già per tradizione particolarmente sentito e che da sempre ha fornito una miriade di spunti di interesse. Al alimentare ancora maggiormente l’attesa per quello che una volta era denominato “derby del sud”, c’è stata in primis la sosta del campionato per gli impegni della nazionale di Spalletti e poi il cambio alla guida tecnica del club capitolino, con l’inevitabile esonero di Juric e il clamoroso ritorno in panchina di Claudio Ranieri, non un personaggio qualsiasi insomma.
E i timori della vigilia erano esclusivamente legati proprio all’esordio sulla panchina giallorossa del tecnico romano grande ex di turno, ed alla conoscenza delle sue capacità che ne hanno reso uno dei più grandi allenatori italiani negli ultimi trent’anni. Sussisteva infatti la convinzione, generalizzata, che il neo tecnico della Roma avesse potuto portare quello scossone emotivo che consentisse ai giocatori ed all’ambiente tutto di reagire alle sorti di un campionato che sembra, almeno al momento, irrimediabilmente compromesso.
Ed infatti, come prevedibile, la “mano” dell’allenatore ex Cagliari si è vista nitidamente con la ricerca prioritaria di una solidità difensiva che mai fino ad ora si era intravista. E come conseguenza di quanto sopra riportato, la Roma si è presentata al Maradona particolarmente agguerrita e con un assetto difensivo importante. I giallorossi infatti hanno badato soprattutto a non subire gol costringendo gli avversari ad un giro palla spesso sterile con rare occasioni da gol. Nel primo tempo il dominio azzurro è parso pressoché totale ed in tutti i reparti ma, se si eccettua un gol divorato da Kvaratskhelia che da solo, davanti al portiere su un cross dalla destra, mette di testa clamorosamente fuori il pallone del possibile vantaggio partenopeo, non c’è stata la possibilità di creare opportunità con una certa continuità soprattutto a causa dell’atteggiamento degli avversari.
Il secondo tempo è evidentemente condizionato dal vantaggio quasi immediato del Napoli sull’asse Kvaratskhelia, Di Lorenzo, Lukaku; apertura geniale del georgiano che consente l’inserimento del capitano azzurro, cross rasoterra ravvicinato dove si avventa il gigante belga che di punta anticipa Svilar realizzando il quinto gol in campionato nonché la rete che decide la partita. Sembra che i partenopei possano gestire tranquillamente l’incontro ma negli ultimi 15 minuti i capitoli cercano disperatamente la realizzazione del pareggio costringendo il Napoli ad abbassare pericolosamente il proprio baricentro. Nei fatti l’ultimo quarto d’ora regala una insopportabile sofferenza ma, se si eccettua per una clamorosa traversa colpita da Dovbik, peraltro sugli sviluppi di un calcio da fermo, il Napoli non rischia mai seriamente di subire il pareggio, e Meret non è mai costretto all’intervento.
Vittoria di cuore e di carattere ma soprattutto da grande squadra perché le aspettative alimentano pressioni e per gestire le pressioni sono necessarie spalle belle larghe, e questo Napoli le ha.