di Luca Muratgia.

Piove sul bagnato al Maradona e non solo meteorologicamente, dopo la brutta figura di giovedì, i partenopei si mostrano incapaci di reagire ed incappano nella seconda sconfitta consecutiva contro i biancocelesti allenati dall’ottimo Baroni. La partita è giunta al termine di un ginepraio di polemiche per la formazione schierata da Conte giovedì all’Olimpico che ha determinato l’uscita dalla coppa Italia con discutibile anticipo. Per molti una sconfitta inaspettata nella convinzione che il Napoli abbia, di punto in bianco, azzerato il decimo posto dello scorso, sciagurato campionato e si trovi improvvisamente al comando della classifica con la pretesa di ammazzare il torneo. La realtà ovviamente è completamente diversa e lo stesso allenatore azzurro più e più volte è risultato tempestivo nel sottolineare la reale dimensione e la vera realtà di questa compagine . La squadra dello scorso campionato, per come è stato disputato, per le dinamiche che si sono verificate, per i tre allenatori succedutisi e per come è stato concluso, andava rivoltata come un calzino. Ovviamente non era ipotizzabile che questa necessità fosse realizzata nell’arco di una singola sessione di mercato e si è proceduto inevitabilmente per priorità. E la priorità era quella di riorganizzare la fase difensiva che appena un anno fa, è stata la vera nota dolente di tutto l’arco del campionato. Le difficoltà del mercato si sono tra l’altro acuite ulteriormente per le dinamiche sottese alla questione Osimhen. Da quanto sopra riportato, risulta evidente che questa squadra per come strutturata, per come organizzata e per il lavoro che c’è ancora da fare, non è competitiva per la lotta allo scudetto. Risulterà un grande risultato la conquista del quarto posto che sembra scontato ma scontato non è, considerando che le aree dell’alta classifica risultano quanto mai sovraffollate.
La sconfitta maturata ieri al Maradona, non è altro che la sintesi delle osservazioni sopra riportate, il Napoli ha dei difetti strutturali importanti che si manifestano in maniera eclatante nella enorme difficoltà nella produzione offensiva, soprattutto quando si alza l’asticella della competitività, i partenopei stentano maledettamente nel rendersi pericolosi e le responsabilità non possono essere addossate al terminale offensivo ossia Lukaku. È pur vero che il centravanti belga spesso pare statico, avulso dal gioco e sistematicamente anticipato dal diretto avversario ma non viene messo sicuramente nelle condizioni migliori per esprimere al meglio le sue potenzialità.
La partita è risultata bloccata, molto tattica ed equilibrata ma, al netto delle occasioni da gol che si sono equiparate, la Lazio è parsa più pronta, più reattiva e determinata. Due le occasioni da rete create nel primo tempo sventate dai rispettivi portieri, Provedel risponde a Mc Tominay dopo pochi minuti di gioco, mentre Meret si allunga sul sinistro a giro Isaksen alla mezz’ora.
Nel secondo tempo invece il Napoli cala sensibilmente alla distanza, sempre secondi sul pallone gli uomini di Conte, sempre più pericolosa la Lazio con le sue fulminee ripartenza dove coglie, tra l’altro, una clamorosa traversa con Dele Bascinu con un destro potente e preciso. Anche il Napoli avrebbe l’opportunità per passare in vantaggio con un colpo di testa di Anguissa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, che coglie il palo alla sinistra di Provedel. Il gol che decide la partita è determinato da una serie di errori on successione con Neres che si incaponisce in un improbabile dribbling perdendo banalmente il pallone, con Lobotka che non riesce a schermare la difesa ma soprattutto con Oliveira che, in vantaggio sul pallone, si lascia anticipare da Isaksen, consentendogli inoltre il tiro con il piede preferito, il mancino; la deviazione del terzino azzurro, rende imparabile il tiro per Meret. La partita viene decisa da questo episodio al ‘78 e nei restanti 20 minuti (recupero incluso) il Napoli non riesce mai a rendersi pericoloso a rafforzare ancora maggiormente le perplessità sulle difficoltà in fase offensiva dei partenopei.
Conte nel post gara non è parso eccessivamente preoccupato, consapevole del materiale a disposizione e degli obiettivi da raggiungere. Questa sconfitta (volendo osservare la parte piena del bicchiere), avrà la funzione di far tornare tutto l’ambiente con i piedi per terra per chi era convinto che questa compagine fosse attrezzata per il risultato massimo.