di Luca Muratgia.
Il Napoli torna a correre, e lo fa con il passo della grande squadra in una sfida, quella contro i friulani, tutt’altro che semplice e mai banale. Il Friuli, infatti, non si è mai identificato come un campo amico per gli azzurri che più di una volta sono stati costretti ad inghiottire bocconi particolarmente amari, addirittura nell’anno dello scudetto, con un Napoli capace di disegnare calcio in Italia ed in Europa, proprio ad Udine, il punto necessario per la conquista matematica del terzo storico scudetto, fu conquistato proprio dopo che, per larghi tratti della sfida, i partenopei hanno rischiato seriamente di perdere. Il match in terra friulana inoltre, è giunto al termine di una settimana particolarmente complessa e complicata, costellata da un ginepraio di polemiche alimentate esponenzialmente dalla doppia sconfitta, tra campionato e Coppa Italia ad opera della Lazio di Baroni. Le critiche che hanno caratterizzato gli ultimi sei giorni, che si sono dimostrate in taluni frangenti anche eccessive, hanno colpito in maniera incontrollata le scelte dell’allenatore; in particolare a finire sotto la lente d’ingrandimento della critica, il discusso turnover proprio in Coppa Italia contro i capitolini che ha determinato l’eliminazione dalla competizione. A finire nell’occhio del ciclone, sono state, inoltre, le prestazioni degli uomini maggiormente rappresentativi e dai quali ci si aspetta sempre la possibilità di decidere la partita, ci si riferisce ovviamente a Lukaku e Kvaratskhelia. Conte ha risposto alla sua maniera, con poche parole, (pochissime in verità con la conferenza stampa pre partita con una durata record di appena 8 minuti) e tanti fatti; il tecnico salentino, come sua prerogativa, ha fornito le sue risposte sul campo, con una prestazione di livello inequivocabile. Ha avuto l’enorme capacità di comprendere le dinamiche di una piazza sempre particolarmente isterica ed autolesionista, sempre pronta a mettere in discussione il lavoro, le capacità e le scelte anche nei confronti di una squadra che, al momento, è seconda in classifica ad appena due punti Dall’Atalanta, da tutti identificata come una delle squadre più forti e complete del panorama calcistico europeo, capace di farsi ammirare su qualsiasi palcoscenico, denotando una pericolosa e dannosa mancanza di umiltà.
La partita di ieri e la prestazione sciorinata, erano tutt’altro che scontate, gli strascichi avrebbero potuto determinare pericolose scorie nella testa e nelle gambe dei giocatori ma è in queste circostanze che la personalità, la mentalità e il carattere di Conte emergono e riescono a fare la differenza.
Al netto del cambio forzato tra Neres e Kvaratskhelia, fermo ai box per l’infortunio al ginocchio rimediato nell’infausto turno di domenica scorsa, la partita è stata, da un punto di vista agonistico, particolarmente combattuta, soprattutto per le peculiarità e le qualità dell’avversario tradizionalmente votati all’intensità e alla fisicità. Nonostante le difficoltà, i partenopei hanno dominato il gioco durante l’intero arco dei ‘90 minuti, nonostante lo svantaggio maturato nel primo tempo per circostanze, tra l’altro, del tutto casuali. Proprio nella prima frazione di gioco infatti, gli azzurri hanno costruito almeno tre occasioni importanti, la prima proprio con Neres che, imbeccato da Politano, a tu per tu con Sava, calcia in maniera maldestra spedendo il pallone in curva, poco dopo lo stesso Neres, al termine di un’azione personale, propone in insidioso diagonale che termina a lato non di molto. Proprio quando gli azzurri sembrano aver preso il sopravvento, giunge il vantaggio dei friulani in maniera tanto inaspettata quanto fortunosa, su un tiro dai 18 metri di Zemura, Lobotka colpisce, sia pur involontariamente, il pallone con il braccio largo; per Doveri è calcio di rigore che Thauvin ribadisce in rete dopo la parata di Meret sul primo tiro dagli undici metri. In conclusione della prima frazione di gioco, Zambo Anguissa, con un destro dal limite, chiama Sava alla prodezza, insomma un Napoli dominante ma poco assistito dalla fortuna con un’Udinese che regge fisicamente la forza d’urto dei partenopei.
Nel secondo tempo, complice anche l’importante dispendio di energie del primo tempo, i friulani crollano, dopo appena 6 minuti Lukaku, imbeccato magistralmente da Mc Tominay, brucia l’intera difesa bianconera realizzando il meritato pareggio che sblocca definitivamente gli azzurri. Neres con la stanchezza degli avversari e con la conseguente creazione di ulteriori spazi, diventa incontenibile; proprio un’iniziativa del brasiliano, che parte dalla sinistra per poi concludere dal lato opposto, determina l’autogol di Gianetti che colpisce maldestramente il pallone spedendolo nella propria porta. Ma non è finita qui perché un’azione tambureggiante degli azzurri, libera un’autostrada davanti ad Anguissa, il mediano azzurro la percorre tutta, evitando i disperati tentativi in scivolata dei difensori friulani, ed infila per la terza volta l’incolpevole Sava. La partita non ha ulteriori sussulti con il risultato ormai cristallizzato ed immodificabile. Il Napoli sembra tornato anche se, probabilmente, non se ne era mai andato.