di Luca Muratgia.
Vittoria del cuore a Genova, dove il Napoli, dopo una lunga partita giocata prima con la qualità e poi col sacrificio, porta a casa tre punti di vitale importanza per mantenere credibili le ambizioni di altissima classifica. Molte i timori alla vigilia del match all’ombra della Lanterna, non tanto e non solo per le qualità dell’avversario che, con la cura Viera pareva particolarmente rivitalizzato, ma soprattutto per il doloroso infortunio di Alessandro Buongiorno che, infortunatosi in allenamento, ha riportato la frattura di due vertebre che lo costringerà a restare lontano dal rettangolo verde per almeno un mese. Le preoccupazioni erano dovute, oltre alla consistenza ed alla qualità del centrale del Napoli e della nazionale, anche e soprattutto per le carenze che, proprio in quel ruolo, si sono palesate sin dall’inizio del campionato visto che i sostituti, Juan Jesus e Rafa Marin, non sono riusciti, almeno finora, a fornire adeguate garanzie e sicurezza.
Alla fine le scelte di Conte ricadranno proprio su Juan Jesus, centrale di lungo corso e grande esperienza, ma che nella scorsa sciagurata stagione, si è reso protagonista di prestazioni sconcetanti che hanno determinato la perdita di una consistente quantità di punti.
Partita dai due volti con un primo tempo senza storia, di dominio assoluto, ed un secondo tempo dove la squadra è parsa passiva e dedita esclusivamente al contenimento riuscendo ad alimentare le speranze di un Genoa che sembravano totalmente stroncate dopo la prima frazione di gioco e rischiando seriamente la messa in discussione del risultato che poi è stato preservato solo da almeno quattro prodezze di Meret, tra i protagonisti indiscussi della partita.
Come anticipato, il primo tempo di dominio totale per i partenopei che, dopo appena 20 minuti di gioco, parevano aver già messo in ghiaccio il risultato con due colpi di testa di Anguissa prima e di Rahmani dopo con la chiara ed evidente percezione di controllo assoluto con i rossoblu completamente annichiliti. Sembrava infatti che gli azzurri potessero alzare i ritmi a proprio piacimento per realizzare l’ipotetico e definivo terzo gol che avrebbe archiviato definitivamente la pratica. Nel secondo tempo, invece, sembra di assistere ad un’altra partita, il Genoa inizia una pressione continua, costante, mentre il Napoli sembra appagato, poco reattivo, passivo. E l’appagamento si trasforma in paura quando, sull’ennesima uscita dal basso fallita, al ‘51, Pinamonti riapre una partita che sembrava ormai ai titoli di coda. E proprio la paura sembra bloccare gli azzurri che subiscono durante l’intero arco della seconda frazione di gioco. Nella passività dei propri compagni di squadra, si erge a protagonista Meret che salva il risultato in almeno quattro episodi, quando Pinamonti tenta il tiro a giro con il numero uno azzurro che si allunga alla propria sinistra sventando in calcio d’angolo, alla mezz’ora, su un colpo di testa di Baideji, ancora una provvidenziale deviazione in angolo, quando su un tocco fortuito di Balotelli si salva con l’aiuto del palo ed, infine, su un tiro cross dello stesso Balotelli di nuovo Meret salva il risultato. Una vittoria di carattere, “sporca”, ma non avrebbe dovuto essere così, dopo una prima parte della gara di tale consistenza, con un risultato ormai al sicuro, il secondo tempo disputato dagli uomini di Conte lascia più di una perplessità su cui, l’ambiente squadra, avrà molto da riflettere.