di Luca Muratgia.

Il Napoli ritrova il sorriso dopo una settimana complicata, monopolizzata dalla notizia che il giocatore simbolo dello storico terzo scudetto del Napoli, Kvicha Kvaratskhelia, ha chiesto alla società di essere ceduto, destinazione Parigi dove, stante il flusso esasperante e continuo di notizie, sarebbero pronti ad offrire al georgiano un contratto monstre, con un ingaggio che si aggira attorno agli 11 milioni di euro annui. La bomba in realtà, era pronta a deflagrare già dalla scorsa estate quando, l’avvento alla guida tecnica di Antonio Conte sembrava averla definitivamente disinnescata ma, dopo sei mesi esatti, con l’apertura della sessione invernale del calcio mercato, l’illusione si è trasformata repentinamente in delusione, emozione questa che hanno percepito non solo i sostenitori azzurri ma, per sua stessa ammissione, lo stesso tecnico salentino. Senza entrare nei meriti e delle responsabilità, pare evidente che la spinosa questione, è stata gestita male, anzi malissimo se consideriamo che parliamo di uno dei pochi top player del campionato italiano che, nei due anni e mezzo appena trascorsi, ha percepito un ingaggio paragonabile ad un onesto operaio del pallone di una squadra di metà classifica. Più volte, dopo la conquista dello scudetto, l’entourage del calciatore ha cercato di intavolare una trattativa per il rinnovo con la società per un adeguamento del contratto e un ingaggio adeguato alle prestazioni ed al valore di Kvaratskhelia senza mai ricevere controproposte dal club che si è sempre trincerato dietro l’esistenza di un contratto in essere che evidentemente andava rispettato; solo a novembre il Napoli ha formalizzato una proposta di adeguamento di circa 5,5 milioni di euro annui quando evidentemente era ormai troppo tardi, laddove il georgiano, di concerto con il suo entourage, già avevano preso la drastica decisione di lasciare Napoli.
Nessun atto di accusa nei confronti di kvara che va anzi ringraziato per le emozioni indimenticabili che ha regalato a tutto il popolo azzurro ma, chiedere la cessione nel bel mezzo di un campionato dove la squadra è in lotta per traguardi prestigiosi, è parso quantomeno intempestivo oltre che ingeneroso nei confronti di una tifoseria che lo ha sempre osannato e idolatrato.
La vicenda sopra riportata, inoltre, avrebbe potuto portare effetti deleteri alla stessa squadra che, nel frattempo, era impegnata in una partita storicamente ostica, contro una squadra non semplice da affrontare e che, proprio all’inizio del campionato, ha inferto una batosta difficilmente dimenticabile, un 3-0 all’esordio nella prima partita di Conte in serie A sulla panchina del Napoli.
Eppure, nonostante i cattivi presagi, nonostante le inevitabili difficoltà ambientali, il Napoli ha asfaltato gli scaligeri, con una prestazione di grande autorità; la squadra azzurra infatti, complice il vantaggio realizzato quasi immediatamente grazie ad una prodezza di Di Lorenzo ed alla complicità di Montipó, ha disputato una partita di controllo e dominio assoluto con un risultato mai in discussione nonostante l’ottima organizzazione di gioco degli avversari guidati da un tecnico pragmatico come Zanetti.
In realtà, dopo il sopra citato vantaggio, i partenopei hanno sprecato una quantità impressionante di palle gol con Anguissa, con Lukaku e con Neres che, come ci ha abituato ultimamente, sulla corsia di sinistra, è stato devastante ed imprendibile. Al netto di qualche piccola incertezza difensiva, il Napoli non ha praticamente mai sofferto. Il tempo di archiviare la pratica con lo stesso Anguissa che, con una formidabile sassata dai 25 metri, si è fatto perdonare per il gol fallito clamorosamente nella prima frazione di gioco, che già si guarda, con grande trepidazione, alla sfida scudetto di sabato prossimo dove gli azzurri affonderanno l’Atalanta al Gewiss Stadium in una partita che potrebbe fornire indicazioni decisive sulla lotta scudetto.