di Luca Muratgia.
Notte da favola per i sostenitori partenopei al Maradona, in uno stadio stracolmo e ribollente di passione, il Napoli riesce ad avere la meglio su una Juventus dimostratasi compagine difficile da affrontare, non a caso, i bianconeri, prima della trasferta all’ombra del Vesuvio, sono rimasti imbattuti in campionato sia pur con un cospicuo numero di pareggi che ne hanno, in qualche modo, frenato la rincorsa alle primissime posizioni della classifica.
La striscia di risultati utili consecutivi si è interrotta proprio in quel del Maradona e questo particolare aumenta ancora maggiormente il valore di un percorso straordinario che il Napoli sta intraprendendo soprattutto alla luce del disastroso campionato dello scorso anno culminato in un deprimente decimo posto in classifica. Da questo punto di vista, i risultati che stanno pervenendo, potrebbero assumere i connotati di un vero e proprio miracolo sportivo. Eppure sembra quasi che questo percorso strepitoso sia quasi scontato, quasi dovuto stando ai pareri degli opinionisti e sapienti di calcio, frasi del tipo: “il Napoli è obbligato a lottare per lo scudetto perché gioca una partita a settimana” oppure “il Napoli è primo perché Conte in estate è stato accontento sul mercato con una campagna acquisti milionaria”, (senza considerare che in questo arco temporale sono stati persi giocatori importanti e protagonisti del trionfo tricolore di due anni fa, tra cui, tanto per citare qualche nome emblematico, Osimhen, Zielisky, Lozano, Kim ed infine Kvaratskhelia), finiscono con lo sminuire lo straordinario percorso di Conte e dei suoi ragazzi; questa tendenza è stata notata evidentemente notato dallo stesso tecnico salentino che nella conferenza stampa post gara ha lanciato alcune stilettate alla sua maniera anche quando evidenzia altresì come il Napoli venga sempre etichettata come una squadra “brutta” al cospetto del gioco delle altre squadre, descritto sempre come “bello e profumato” come ironicamente descritto dall’unico vero fuoriclasse sulla panchina del Napoli. Eppure il Napoli è primo e, dopo una prima inevitabile fase di stabilizzazione, attualmente gioca un calcio di livello europeo, di spessore e con un’intensità ed una ferocia, raramente riscontrabili.
Come accennato in precedenza, la partita, a cui i napoletani attribuiscono, per una molteplicità di ragioni, un valore che va ben oltre i tre punti in classifica, è risultata molto difficile, giocata con un ritmo ed una intensità poco affini a queste latitudini.
Nel primo tempo, in particolare, sono stati soprattutto gli ospiti a dirigere le operazioni, il Napoli è sembrato palesemente in difficoltà contro il pressing feroce ed asfissiante degli uomini di Thiago Motta, che non hanno consentito agli azzurri di sviluppare la manovra secondo le proprie caratteristiche anche se, la scelta di imprimere alla gara ritmi vertiginosi, verrà pagato a caro prezzo dalla compagine bianconera nel secondo tempo.
Nonostante l’intensità, e i ritmi elevati, la gara non regala particolari occasioni da gol con l’eccezione di una giocata di Yidiz in area di rigore che però trova Meret pronto ad un intervento che ha del miracoloso. Poco prima della fine del primo tempo, gli ospiti trovano il vantaggio, sia pur in maniera rocambolesca, con in neo acquisto Kolo Moani che, servito involontariamente da un anticipo di Anguissa, è bravo a girarsi repentinamente davanti alla porta e freddare l’incolpevole Meret. Nella seconda frazione di gioco la dinamica della gara muta radicalmente con un Napoli che ritrova la spinta, l’intensità, l’aggressività e la ferocia che parevano inopinatamente smarriti, sfruttando anche il calo fisiologico ed inevitabile degli avversari. Gia dopo due minuti gli azzurri potrebbero segnare con un colpo di testa a botta sicura di Lukaku ma Di Gregorio sfodera una parata sulla linea di porta altrettanto miracolosa alla stregua di quella effettuata dal collega Meret nel primo tempo. Ma il Napoli comunque continua nel suo esasperante forcing e perviene al pareggio con una zuccata sotto misura del solito monumentale Anguissa, indiscutibilmente migliore in campo su cross calibrato di un instancabile Politano m. La rimonta viene completata al ‘69 quando McTominay, dopo un dribbling da funambolo in piena area (lui che è alto 193 cm per 89 kg di peso), viene atterrato platealmente da Locatelli, lo scadente arbitro Chiffi, autore di una direzione di gara più che discutibile, è costretto a concedere il calcio di rigore che il solito Lukaku, trasforma con pregevole freddezza. Gli ultimi minuti di gioco, sia pur vissuti con estrema tensione dai sostenitori partenopei, non regalano ulteriori emozioni, il Napoli non concede agli avversari neanche un tiro in porta.
Il cammino prosegue ed i chilometri da percorrere sono ancora tanti, di sicuro battere l’Atalanta a Bergamo e vincere contro una Juventus imbattuta nell’arco di una settimana, vuol dire davvero tanto.