di Luca Muratgia.

Nuova battuta d’arresto per il Napoli che, in terra lariana, in particolar modo nel secondo tempo, si sfalda completamente, prestando il fianco agli avversari e subendo una sconfitta da considerare nel complesso come ampiamente meritata.
I fattori che hanno determinato questo evidente ed inesorabile crollo, sono molteplici e non sempre facilmente classificabili attraverso pareri univoci.
Tutto sembra essere iniziato con la sessione di mercato invernale che ha portato un significativo indebolimento dovuto non solo alla dolorosa cessione di Kvaratskhelia ma anche con la cessione di giocatori pronti e già allenati ai ritmi della serie A con giocatori non pronti e che necessitavano di in periodo di adattamento, trattandosi di elementi fermi da tempo, inutilizzati nelle rispettive squadre di provenienza e non abituati ai ritmi partita.
All’importante calo fisico accusato dai giocatori simbolo della rinascita come Anguilla, Lobotka e Di Lorenzo, tanto per citare solo alcuni nomi emblematici, non sono seguiti rimedi all’altezza perché, con il dovuto rispetto, i ricambi proposti, hanno confermato, e continuano a confermare, di avere poco a che fare con una squadra ambiziosa che ha voglia di lottare per i vertici della classifica. Non parliamo ovviamente solo dei giocatori acquistati a gennaio ma anche di quelli che già erano in rosa all’arrivo di Antonio Conte. I vari Mazzocchi, Simeone e Ngonge, hanno mostrato finora tutti i limiti di carattere tecnico e mentale, incapaci di risultare determinanti quando chiamati a fornire il loro contributo alla causa, incapaci di sovvertire, con il loro ingresso, l’inerzia della partita. Queste evidenti carenze, hanno costretto il tecnico salentino a cambiare più volte sistema di gioco, passando dal collaudato 4-3-3 al 3-5-2, rimedio che, risultati alla mano, si sta dimostrando peggiore del male. Eppure il primo tempo dei partenopei non è stato malvagio, c’è stato grande carattere nel saper reagire al clamoroso infortunio di Rahmani che, nel tentativo di servire Meret, propone uno sciagurato passaggio all’indietro senza neanche guardare il posizionamento dell’estremo difensore azzurro, regalando l’inopinato vantaggio ai lariani; il pareggio realizzato da Raspadori infatti, è figlio della tempra e del carattere degli uomini di Conte desiderosi di recuperare il risultato con una “riagressione” altissima del centrocampo e con lo stesso attaccante bolognese che, da pochi passi, fredda il portiere Butez. Nella restante parte della prima frazione di gioco, il Napoli appare predominante mancando però negli ultimi 20 metri anche per poca lucidità e per la giornata no (l’ennesima) di Lukaku.
La compagine partenopea sembra comunque pronta e conferisce la sensazione di poter realizzare la rete del vantaggio da un momento all’altro.
Ed invece nel secondo tempo accade l’impronosticabile, la squadra entra in campo con un atteggiamento molle, senza agonismo, senza la necessità fame e la formazione di casa prende facilmente il sopravvento. Gli azzurri appaiono poco reattivi, stanchi, sempre secondi sulle seconde palle, perdendo inoltre tutti i duelli. Il gol decisivo, realizzato da Diao su assist di Nico Paz, non è altro che la logica conseguenza rispetto a quanto osservato con una difesa passiva e statica come non si vedeva da tempo. Su queste basi, gli azzurri non sono in grado di reagire e cedono alla quarta, dolorosa sconfitta stagionale che costa il primato in classifica. Evidenti segnali di cedimento, si erano intravisti anche nelle tre giornate precedenti dove gli azzurri, per tre volte consecutive e sempre nella seconda frazione di gioco, hanno consentito la rimonta agli avversari, perdendo punti preziosi. Questo mese di febbraio è risultato un mese disastroso per i partenopei con tre punti realizzati su quattro partite, una media da retrocessione insomma che apre a scenari di crisi più o meno conclamata. Gli azzurri adesso, risultano secondi in classifica ad un punto rispetto all’Inter capolista e sabato alle 18.00, al Maradona ci sarà lo scontro diretto che probabilmente non sarà decisivo ma indirizzerà inevitabilmente il campionato in un senso o nell’altro.
Certo sarà indispensabile una squadra con un atteggiamento mentale completamente diverso, se non opposto rispetto alla scialba prestazione del Senigallia. Le speranze che avvenga una decisa inversione di tendenza non sono però supportate da un’evidenza in tal senso, il recupero di energie fisiche ma soprattutto mentali in sei giorni pare un impegno decisamente proibitivo anche per un fenomeno come Conte.