di Luca Muratgia.
Ritorno alla vittoria ma che sofferenza
Battuta la Fiorentina, restano 10 finali
Il Napoli esce vittorioso dalla partita in casa contro la Fiorentina al termine di una partita tesa, apparentemente messa al sicuro ma con un finale al cardiopalma dove, complice un gol inopinatamente divorato da Simeone, la viola mette sotto assalto la retroguardia azzurra che fortunatamente tiene, consentendo ai partenopei di tenere il passo della capolista Inter, nel frattempo vittoriosa nell’anticipo di sabato contro il fanalino di coda Monza in una partita anch’essa inaspettatamente rocambolesca.
Le pressioni accumulate ed alimentate da un ruolino di marcia deficitario, con appena 4 punti racimolati nelle precedenti 5 partite e dalla stessa vittoria dei nerazzurri, nel frattempo scappati a 4 punti di distacco, hanno palesemente avuto il loro impatto nella partita odierna dove, a fronte di una gara dominata per interi tratti, si è stati costretti a vivere un finale di partita con una sofferenza indicibile. C’era l’aspettativa, anzi la speranza che la Fiorentina, reduce da un dispendioso giovedì di coppa in Grecia contro il Panathinaikos, accusasse la stanchezza ma a quanto pare, i gigliati sono parsi in palla e preparati atleticamente. Nonostante tutte le contrarietà sopra riportate e con Neres, Mazzocchi e Anguissa ancora infortunati e con un Mctominay palesemente stanco ed affaticato, il Napoli nel primo tempo è stato straripante, un gol divorato da Raspadori dopo pochi minuti di gioco, un rigore palese negato per una evidente trattenuta di Comuzzo su Lukaku, la decima rete in campionato dello stesso Lukaku, pronto al tapin dopo una sassata di Mctominay respinta da De Gea, una traversa di D Lorenzo con una fucilata da fuori area e due interventi prodigiosi dello stesso portiere spagnolo che di piede nega il gol a Raspadori prima e, dal lato opposto, a Spinazzola poi. Davvero tanta roba con l’enorme rammarico di aver dilapidato un numero inqualificabile di occasioni che avrebbero consentito di archiviare già nel primo tempo di una partita, fino a quel momento, senza storia. Se si eccettua per in pericoloso colpo di testa di Kaen su un’avventata uscita di un disattento Meret, la Fiorentina sembrerebbe neanche scesa in campo per quanto è stata dominata per l’intero arco della prima frazione di gioco. Nel secondo tempo, come anticipato, sussisteva la speranza di un calo degli ospiti ed invece, come purtroppo spesso accade negli ultimi tempi, a calare è proprio il Napoli che, dopo aver realizzato la rete del raddoppio con Raspadori con un tocco sotto misura ed impreziosito dall’ottimo assist di Lukaku, abbassa la corsa, abbassa l’intensità e troppo facilmente concede l’iniziativa al centrocampo avversario. La logica conseguenza di tale passività, è la facilità con cui la retroguardia concede il fraseggio tra Kean e Gudmundsson e con cui concede all’ala islandese la libertà di mirare e tirare del tutto indisturbato. Il prosieguo della partita si trasforma in un lento ed angosciante countdown senza che nei fatti , Meret corra seri rischi, anzi proprio gli azzurri, in contropiede con il lanciatissimo Simeone, avrebbero l’opportunità di chiudere definitivamente il match, ma il Cholito, appena fuori area, calcia debolmente e malamente tra le braccia di De Gea.
La sofferenza si placa e si trasforma il n un urlo di liberazione al triplice fischio dell’arbitro. Contava solo vincere e tale risultati non era sostituibile con nessun altro e vittoria è stata e non era affatto scontata. La Fiorentina si è dimostrata una squadra di livello assoluto e con valori importanti, se si considera che fino a Natale, concorreva per i vertici della classifica insieme al Napoli, candidandosi, insieme alla Lazio, come squadra rivelazione del campionato, con una sessione di mercato invernale vissuto da protagonista e che appena tre settimane fa ha letteralmente annichilito, con un sonoro 3-0, i campioni d’Italia (nonché attuale capolista) dell’Inter Alla luce di quanto espresso oggi, sarebbe opportuno tornare al vecchio pragmatismo contiano, che tanto bene ha fatto al Napoli ad inizio stagione in termini di “fieno in cascina”, improntato all’ottimizzazione estrema del rapporto tra occasioni create e gol realizzati. Servirà eccome per questo emozionante finale di stagione.